LONATE POZZOLO – Guarda un po’ chi si vede, Renato Pozzetto. Arriva alla clinica Iseni per curarsi dopo una brutta caduta che lo obbliga a indossare un corpetto di sostegno. Nulla di particolarmente preoccupante per la salute del grande Renato, ma nemmeno nulla da sottovalutare. E’ Andrea Macchi, direttore generale degli istituti clinici di via Fabio Filzi, a occuparsi di persona, con la sua equipe di specialisti, dell’illustre paziente. Accolto da Fabrizio Iseni, presidente della Fondazione omogenea alla struttura sanitaria, Pozzetto non si sottrae all’incontro con i giornalisti di Malpensa24, il giornale online della Iseni Editori, società del gruppo (nella foto sotto: Renato Pozzetto con Fabrizio Iseni – al centro – e Andrea Macchi)
Un’intervista, una lunga chiacchierata, domande, battute, ricordi. E’ loquace l’ex “ragazzo di campagna”. E diverte con una serie di racconti che confermano disponibilità e simpatia. La “sua” Laveno, la locanda che gestisce sullo straordinario balcone naturale da dove si gode un’ampia cartolina del lago Maggiore. Poi i genitori, il disinteresse per i premi (“Me li consegnano, li perdo subito”), Cochi Ponzoni e il teatro Lirico di Milano (“Dista dal Duomo più o meno come la Scala”), il vino che produce e produrrà, gli amici di sempre. Appunto, Cochi “che adesso è a Parigi. E sta preparando uno spettacolo teatrale”.
Lui, Renato Pozzetto, tra i capiscuola del cabaret italiano con la sua particolare forma di umorismo, caratterizzata da una vena surreale, rimane tra i protagonisti della comicità e del cinema del nostro Paese. Gli ottant’anni superati da un pezzetto, l’energia che resiste, la voglia di continuare a lavorare. Magari anche come attore drammatico, come ha fatto di recente con la regia del maestro Pupi Avati. Una parabola di vita e professionale con pochi paragoni. In fondo, si sa, “la vita l’è bella, basta avere l’ombrella”. Eh, la madonna!