«Restate a casa». Ma l’appello non viene accolto nel primo giorno di restrizioni

restate a casa coronavirus

Uscire il meno possibile se non strettamente necessario, cambiare gli stili di vita, non continuare a vivere come se nulla stesse accadendo. L’appello delle autorità sanitarie non sembra aver fatto breccia in provincia di Varese nella prima domenica con le nuove restrizioni per contenere la diffusione del Covid-19. Lo si è visto oggi, 8 marzo, nel centro di Busto Arsizio pieno di gente, nei supermercati presi d’assalto, nelle aree verdi più conosciute diventate affollate palestre a cielo aperto.

Assembramenti domenicali

Tutt’altro che spettrale il centro di Busto Arsizio, dove i cittadini non sembrano aver accolto l’invito a rimanere in casa e non hanno rinunciato a fare colazione al mattino o al primo gelato di stagione al pomeriggio. Scenario simile anche a Gallarate, Varese e nei principali centri abitati della provincia. Ma è specialmente nelle aree verdi che si è venuto a creare quell’“assembramento” che le autorità chiedono di evitare. Basta vedere le macchine parcheggiate stamattina fuori da via Gaggio a Lonate Pozzolo (nella foto in basso) o le persone che si sono riversate sulla ciclabile attorno al lago di Corgeno per fare attività sportiva (consentita dalle ordinanze se fatta all’aria aperta). Più o meno distanziate lungo il percorso, lungo 12 chilometri, ma poi ammassate al parco giochi di Ternate o nell’unico bar presente sul percorso, con le due commesse che a fatica riescono a gestire gli avventori che si avvicinano al bancone. Sono questi gli effetti collaterali di chi promuove lo sport all’aria aperta sottovalutandone le conseguenze, come per esempio il presidente della Provincia, Emanuele Antonelli, che anziché invitare le persone a stare in casa prima ha fatto la battaglia per riaprire i bar alla sera e poi nella sua città, Busto Arsizio, chiama a raccolta allenatori e personal trainer  per fare attività fisica nei parchi per gruppi ristretti di persone. Sono messaggi istituzionali in netta controtendenza con le richieste di aiuto che arrivano dai medici in prima linea.

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Ingressi contingentati nei supermercati

La gestione dei flussi all’interno di bar e ristoranti è proprio uno dei maggiori problemi per evitare gli assembramenti, soprattutto nei locali più in voga. Com’è possibile far rispettare la distanza di un metro? Praticamente impossibile, si può fare solo affidamento sul buon senso delle persone che, nella prima domenica con le nuove restrizioni, non sembrano avere ancora compreso la portata dell’emergenza sanitaria. Stessa sorte nei supermercati, presi d’assalto sin dalle prime ore d’apertura. Qui, per fortuna, qualcuno comincia a correre ai ripari, mettendo addetti alla sicurezza per contingentare gli ingressi. Si aspetta il proprio turno senza ammassarsi e poi si entra pochi alla volta, in modo tale da poter circolare liberamente tra le corsie senza avere contatti ravvicinati. E’il caso dell’Esselunga di Sesto Calende (nella foto in basso) e di altri punti vendita della provincia.

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