Pubblicata la storia della battaglia legale condotta dal Comitato Legalità a Legnano

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LEGNANO – È storia di ieri, ma ha pesato molto e peserà a lungo sul futuro della città. La “seconda battaglia di Legnano”, combattuta nelle aule di giustizia amministrativa di mezza Italia, è stata riassunta in venti pagine da Alberto Fedeli, uno degli avvocati del Comitato Legalità che ha combattuto fino all’ultimo contro i ricorsi della maggioranza Fratus per mantenere il governo del Comune. Ne è nato un opuscolo, “Per non dimenticare”, che sarà tirato in 5.000 copie. Alla presentazione al Castello (sotto, il pubblico) a tre giorni dalle elezioni sono intervenuti molti protagonisti di quella battaglia: alcuni sono ora candidati allo stesso Consiglio che hanno contribuito a far cadere, altri (Brumana, Colombo, Radice oltre a Bertolini) sono in corsa per la carica di sindaco. «In queste pagine – ha introdotto il presidente del Comitato, Antonio Guarnieri – è spiegato perché votiamo: in seguito a una crisi politica innescata da comportamenti inaccettabili, che alcuni della passata maggioranza hanno cercato di correggere ma nono sono stati ascoltati, omportamenti poi rivelatisi anche illegali. È seguita una serie di escamotage per cercare di riesumare un organo di fatto defunto. Quel consiglio comunale dimezzato, con l’immagine della sala consiliare con i banchi vuoti per oltre metà, è la negazione della democrazia. Nonostante questo, si è autolegittimato e ha votato il bilancio. Quanto poi successo a livello giudiziario ha solo confermato quello che avevamo detto. Legnano – ha proseguito Guarnieri – ha bisogno che la guida della prossima amministrazione sia la legalità, che non è una bandiera da sventolare quando serve ma uno stile di vita e di governo. La battaglia non è finita – ha ammonito – non possiamo rischiare che la città torni nelle stesse mani di quella parte politica, che non ha mai ammesso colpe o errori. Voglio che ogni legnanese vada a votare consapevole di quello che è successo».

Fedeli: «Il voto sarà un giudizio su quanto accaduto»

legnano comitato legalita elezioniAlberto Fedeli ha sottolineato l’attaccamento alla poltrona dell’ex giunta Fratus «ad ogni costo, anche quando non aveva più una condivisione della propria politica neppure della maggioranza che l’aveva appoggiata. Se non ci fosse stata la battaglia legale a colpi di ricorsi ed escamotage illegittimi, come coinvolgere il difensore civico regionale, si sarebbe andati a votare in autunno, evitando di gestire la pandemia senza un sindaco democraticamente eletto». Il legale sanvittorese ha tacciato Salvini di «dissociazione di personalità, tra le funzioni che ha svolto come ministro dell’Interno, quando firmò il decreto di scioglimento del Consiglio, e quanto sostiene in altre sedi, come i comizi in piazza» e di «accanimento giudiziario» i consiglieri della Lega, arrivati a impugnare l’atto del loro segretario politico e perfino il decreto del presidente della Repubblica Mattarella. «Non si va al voto – ha ribadito – per il processo penale, gli arresti e la condanna in primo grado, come qualcuno dice per accusare la magistratura di appoggiare interessi politici, ma perché la precedente giunta ha fallito e si è dimessa la maggioranza dei consiglieri in seguito a una crisi politica. Gli stessi che a livello nazionale accusavano il governo di essere attaccato alle poltrone e di non lasciar votare i cittadini, lo facevano a Legnano. Il voto – ha concluso Fedeli – è anche un giudizio su quello che è successo».

Brumana e Radice: «Uniti per la legalità»

Per Michela Cerini, anche lei parte del pool di legali del Comitato, «la loro intenzione era portarci allo sfinimento, con tanti ricorsi che comportano tempo e spese. Ma i consiglieri dimissionari si sono riconosciuti in un ideale di legalità e sono andati avanti coesi, nonostante alcune battaglie perse, fino alla vittoria nella guerra». Per Franco Brumana «alla base di tutto c’è una situazione incredibile, molto più grave dei reati poi contestati: la nomina di un assessore che aveva in corso una causa promossa da Amga per il risarcimento di 22 milioni di euro. Quella persona si sarebbe trovata nella stessa giunta che avrebbe dato gli indirizzi ad Amga sulla causa. Se si è arrivati a nominare una persona con queste incompatibilità etiche prima che giuridiche, vuol dire che il senso della legalità nella passata amministrazione non esisteva. Ora – ha esortato – occorre portare a compimento il lavoro fatto per liberare Legnano dalle persone che usavano questi comportamenti». E su questo punto ha ribadito l’unità d’intenti Lorenzo Radice: «Possiamo anche dividerci in campagna elettorale, ma su questi valori che ci hanno unito nel comitato ci si riunisce tutti. Tutti».

Fuoco di fila di domande scomode alla candidata Toia dal Comitato Legalità

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