Gassmann alla regia: un “Silenzio grande” al Manzoni di Busto con Stefania Rocca

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BUSTO ARSIZIO – Dopo aver interpretato l’ispettore Lojacono nella fortunata serie televisiva “I bastardi di Pizzofalcone”, Alessandro Gassmann torna a lavorare con lo scrittore napoletano Maurizio De Giovanni, ma questa volta lo fa a teatro e nella veste di regista. Al Manzoni di Busto Arsizio giovedì 5 dicembre andrà in scena alle 21 “Il silenzio grande” con Massimiliano Gallo e Stefania Rocca, un’inedita commedia in due atti sulla complessità dei rapporti familiari e sulla vita.

Il più terribile dei campi di battaglia

La vicenda – secondo l’ideazione scenica di Gianluca Amodio – è ambientata all’interno di una casa borghese di Napoli, nello studio dello scrittore Valerio Primic. Tutto ruota attorno alle dinamiche familiari. «Tra tante parole, protagonista è il silenzio. Quel territorio senza pace, quel luogo terribile e buio che nasce dalla comodità di non discutere, dall’apparente serenità del rimandare e differire argomenti dolorosi o anche solo malinconici, dall’alzare il tappeto e gettare la polvere sotto, sperando che non torni fuori a riempire ogni spazio. Il silenzio grande, quello che moltiplica e sviluppa tutti i silenzi piccoli di cui ci rendiamo colpevoli all’inseguimento di una pace familiare che diventa così facilmente una terribile guerra, ben peggiore di quella che crediamo di combattere all’esterno di un luogo che riteniamo sicuro e che invece non dobbiamo mai dimenticare di coltivare, e cioè la famiglia. Perché può diventare il più terribile dei campi di battaglia» (Maurizio De Giovanni).

I rapporti familiari e il tempo che scorre

«Quando in una pausa a pranzo con Maurizio parlammo de “Il Silenzio grande” vidi l’idea nascere lì in pochi minuti», ha raccontato Gassmann. «Ebbi subito la sensazione che, nelle sue mani, un tema importante come quello dei rapporti familiari, del tempo che scorre, del luogo dove le nostre vite scorrono e mutano negli anni, ovvero la casa, avrebbe avuto un’evoluzione emozionante e sorprendente. Ho immaginato uno spettacolo dove le verità che i protagonisti si dicono, a volte si urlano o si sussurrano, possano farvi riconoscere, dove, come sempre accade anche nei momenti più drammatici, possano esplodere risate, divertimento, insomma la vita».

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