Roma, rapporto shock di Istat: 1,8 milioni di famiglie vivono in povertà assoluta

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ROMA – In un Paese industriale ed avanzato quale è – al di là delle critiche – l’Italia irrompono come un pugno nello stomaco i dati Istat sulla povertà e ci dicono – direttamente e indirettamente – di una nazione in difficoltà, con un processo di deindustrializzazione che sembra inarrestabile, disoccupazione, Stato Sociale insufficiente e inadeguato, caduta libera delle retribuzioni. E ci parlano della sofferenza di milioni di persone, bambini, anziani, famiglie una volta con un reddito decoroso, perfino lavoratori, i cosiddetti ‘working poor’ gli occupati che però non riescono ad arrivare a fine mese. E di un mondo intero che crolla e sta modificando il senso stesso di comunità.

Famiglie più povere nel Mezzogiorno

La percentuale di famiglie che si trova in povertà assoluta – dati del 2018 rilevati dall’Istituto di statistica – nel Mezzogiorno è del 10,0%, contro il 5,8% del Nord e il 5,3% del Centro. I minori in povertà assoluta (il 12,6%) sono 1 milione e 260 mila: l’incidenza va dal 10,1% nel Centro fino al 15,7% nel Mezzogiorno dove risulta sostanzialmente stabile rispetto al 2017. L’anno scorso si stima che siano state oltre 1,8 milioni le famiglie in condizioni di povertà assoluta, con un’incidenza pari al 7%, per un numero complessivo di 5 milioni di persone (8,4% del totale). Secondo l’ente, pur rimanendo ai livelli massimi dal 2005, si arresta dopo tre anni la crescita del numero e della quota di famiglie in povertà assoluta. Le famiglie in condizioni di povertà relativa nel 2018 sono poco più di 3 milioni (11,8%), quasi 9 milioni di persone (15,0% del totale).  Insomma un esercito di un milione e 800 mila famiglie vive in povertà assoluta, per un numero complessivo di 5 milioni di persone. Con un’incidenza che tra i cittadini stranieri cresce al 30,3% – oltre un milione e mezzo di persone – mentre tra gli italiani si attesta a una media del 6,4%. Numeri stabili ma ai massimi dal 2005. Come prevedibile la povertà assoluta ha un’incidenza più elevata tra le famiglie con un maggior numero di componenti. E’ pari a 8,9% tra quelle con quattro componenti e raggiunge il 19,6% tra quelle con cinque e più. La povertà, inoltre, aumenta in presenza di figli conviventi, soprattutto se minori, passando dal 9,7% delle famiglie con un figlio minore al 19,7% di quelle con 3 o più figli minori. Anche nei nuclei monogenitoriali la povertà è più diffusa rispetto alla media, con un’incidenza dell’11%, in aumento rispetto all’anno precedente, quando era pari a 9,1%.

Un milione 200mila bambini vivono in assoluta povertà

In generale la povertà familiare – questa la fotografia della situazione –  presenta un andamento decrescente all’aumentare dell’età della persona di riferimento: le famiglie di giovani, infatti, hanno generalmente minori capacità di spesa poiché dispongono di redditi mediamente più contenuti e hanno minori risparmi accumulati. La povertà assoluta riguarda quindi il 10,4% delle famiglie in cui la persona di riferimento ha un’età compresa tra 18 e 34 anni, il 4,7% se la persona di riferimento ha oltre 64 anni. Altri numeri riescono a comporre il quadro drammatico della realtà. La diffusione della povertà diminuisce al crescere del titolo di studio. L’istruzione marca una forte differenza. Se la persona di riferimento ha conseguito un titolo almeno di scuola secondaria superiore l’incidenza è pari al 3,8%, si attesta su valori attorno al 10,0% se ha al massimo la licenza di scuola media. Inoltre se la persona è dirigente, quadro o impiegato, la famiglia è meno a rischio di povertà assoluta, con l’incidenza che si attesta intorno all’1,5%. Se operaio o assimilato, la povertà riguarda il 12,3% delle famiglie. E poi chi vive in affitto è più indigente. Anche qui niente di nuovo. Le circa 850 mila famiglie povere in affitto rappresentano quasi la metà (46,6%) di tutte le famiglie povere.  «Un milione e duecentomila bambini in Italia vivono ancora in povertà assoluta e questa è la vera emergenza del Paese che non può più essere ignorata. I dati Istat confermano la triste realtà che vediamo ogni giorno nei nostri interventi in Italia: la povertà minorile rappresenta una piaga diffusa che affligge il presente e il futuro dei bambini e delle bambine in tutto il Paese e in modo particolare in quei luoghi dove minori sono le opportunità di crescita e di sviluppo. È sempre più urgente e indispensabile che la politica lavori a un piano nazionale di contrasto alla povertà minorile che non può più essere procrastinato», commenta l’associazione Save the Children. Politiche più ampie sono però necessarie: istruzione, scuola, corretta alimentazione, prospettive vanno dati a chi ora è ai margini della società. Politiche di sviluppo e inclusione sono fondamentali per uscire dall’impasse. E’ il lavoro la chiave di volta. Il lavoro regolare e correttamente retribuito.

Angela Bruno

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