Fagnano: ecco Iris, il romanzo fantasy del vicesindaco Gabriele Moltrasi

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FAGNANO OLONA – «I colori sono la prima forma di diversità che porta bellezza nella vita. I confini ci definiscono e proteggono, ma allo stesso tempo ci limitano. Arriva sempre il momento in cui i muri crollano e la nostra natura cambia, talvolta pervasa da ciò che tenevamo fuori, altre volte sospinta dalla volontà di superare i nostri limiti, crescendo». Nel romanzo fantasy “Iris”, il vicesindaco scrittore Gabriele Moltrasi mette in scena un’avventura epica, che ha per sfondo un’antica civiltà sull’orlo del collasso: da venerdì 12 giugno l’opera sarà protagonista di una campagna di crowfunding per Bookabook che, se avrà successo, ne consentirà la pubblicazione.

La trama

La storia, che si svolge su tre piani di narrazione, è incentrata sulla penisola di Iris, luogo dove un potere arcano consente a esseri umani chiamati Atian di entrare in sintonia con gli elementi della natura fino a piegarli al proprio volere. La civiltà da loro fondata prospera nell’armonia, fino a quando tali abilità vengono asservite alla guerra, portando al collasso tra paura e divisioni. Specchio di questa società, nella quale è cresciuto, è il giovane Nikrìo, pervaso da un grande vuoto interiore: potrebbe perdersi nel rancore ma, aggrappandosi ai pochi ricordi felici e alla sua bontà d’animo, si ritrova su una strada sconosciuta dove incontra amici e nemici, imparando a superare le distanze e ad affrontare la rabbia che prova verso il mondo ma soprattutto nei confronti di se stesso.

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Mascherare dinamiche storiche e sociali

«Il genere fantasy è senza dubbio inflazionato e ha raccolto tanta spazzatura ma è stato anche capace di generare capolavori senza tempo, che hanno contribuito alla crescita umana, a qualsiasi età e livello», ha osservato Moltrasi. «Lo considero molto potente dal punto di vista sociale nel momento in cui, mascherando dietro una patina cangiante le dinamiche storiche, consente di osservarle senza pregiudizi e condizionamenti. Per la realizzazione di “Iris – Il crollo dei confini” ho infatti attinto anche a studi umanistici». Quanto invece alle influenze principali, «le letture spaziano dalla saggistica ai romanzi. Se devo citare un autore, faccio il nome di Carlos Ruiz Zafón che ne “L’ombra del vento” non è esattamente fantasy ma dimostra una grande fantasia, toccando più generi differenti e affrontando temi sociali con delicatezza e profondità. Mi è piaciuta molto anche la Milano medievale de “Il tempio della luce” da Daniela Piazza».

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I concetti di bene e male

«Quanto ai classici, ho avuto una formazione tolkeniana ma le radici di “Iris”, nome che deriva dalla parola latina per iride e arcobaleno, risalgono in realtà a molto tempo fa. Praticamente nasce dai giochi d’infanzia con i miei cugini, prima ancora che sapessi leggere; si tratta di un lavoro che ho nel cassetto da circa una ventina d’anni». Come ha aggiunto Moltrasi, «Tolkien, che usciva da due guerre, dipingeva in modo molto netto i concetti di bene e male. In “Iris”, ho fatto invece in modo che non fossero così semplici da identificare, cercando di evitare un’eterna riproposizione dei suoi modelli e con una visione più aderente alla scala di principi attuale. Inoltre tengo molto a non caratterizzare a priori i personaggi, è il lettore che leggendo decide se gli piacciono, se sono importanti o meno. Il libro si può considerare un low fantasy, non è cioè esageratamente fiabesco. È un romanzo sia di formazione che di confronto sociale, che in modo mascherato tocca molti temi attuali  per fare uscire un po’ dai pregiudizi, dalle convinzioni e dalle appartenenze che tutti abbiamo».

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