GALLARATE – Tornano a parlare i Sinti di Gallarate a poco più di un anno di distanza dopo lo sgombero del campo di via Lazzaretto. Lo hanno fatto oggi, 11 febbraio, alla sede Acli in occasione della presentazione del ciclo di tre incontri organizzati dalla Rete delle Associazioni che da sempre lotta al fianco della comunità nomade gallaratese.
Identità e diritti
«Mi batto per il riconoscimento della cultura Sinti, per i nostri diritti e per la salvaguardia della nostra identità», dice il giovanissimo Andrea Tribini, un componente delle diciotto famiglie sgomberate a novembre 2018 da Cedrate. «Ogni uomo ha il diritto di vivere come piace a lui. La nostra cultura è fatta di rimanere assieme, perché ci dà sicurezza e compattezza. Siamo cresciuti al campo, per noi è il fulcro e ce lo abbiamo nel sangue. Chiediamo un riconoscimento da parte della comunità di Gallarate, perché noi siamo cittadini di Gallarate e fieri Sinti. Siamo un arricchimento per la città».
Senza carta d’identità
Ha preso la parola anche Pino Saccone, da sempre uno dei portavoce della comunità Sinti, accusando l’Anagrafe gallaratese: «I nostri figli sono italiani ma sono senza documenti perché il Comune di Gallarate dice che siamo senza fissa dimora e dunque non sono obbligati a rilasciarci la carta d’identità. Non è vero, una casa ce l’hanno assegnata proprio loro e dunque una residenza l’abbiamo. Il nostro avvocato dice che sono obbligati a darci il documento. Per questo abbiamo denunciato il sindaco».
I tre incontri
Il primo dei tre appuntamenti (clicca qui per il calendario completo) si terrà sabato 15 febbraio dalle 15 alle 18 al centro parco Cascina Monte Diviso di via Brennero 40 a Gallarate e avrà quale tema “Sinti una situazione irrisolta”. Il ciclo di incontri è stato presentato da Antonio Longo dell’Mfe («La questione Sinti non è che uno degli aspetti critici di una città che rischia di essere disgregata») e Stefano Rizzi della Cgil (nel video qui sotto).