Sallusti a Busto: «”Morto” un Palamara se ne fa un altro. E il sistema non cambia»

BUSTO ARSIZIO – «Il “sistema” non è cambiato. Se non si riforma il Csm non cambierà niente. “Morto” un Palamara se ne fa un altro». Alessandro Sallusti, direttore di Libero, nel nuovo convegno organizzato dall’Officina delle Idee 2.0 di Gigi Farioli, ha ripercorso i problemi della giustizia, scoperchiati e messi nero su bianco nel libro-intervista all’ex capo dell’ANM Luca Palamara “Il Sistema” e oggi nel “secondo capitolo” intitolato “Lobby & Logge”. C’è spazio anche per la politica: «Il centrodestra è morto nel 2018, quando Berlusconi non è stato più l’azionista di maggioranza» della coalizione.

“Il Sistema” c’è ancora

Per Sallusti, che ha dialogato al Museo del Tessile con il giornalista Daniele Bellasio, direttore della Prealpina, e con lo stesso Farioli di fronte ad una settantina di persone (in platea anche Samuele Astuti, consigliere regionale Pd, e Alessandro Munari, avvocato e presidente del Baff), “il Sistema” è di fatto ancora rimasto intatto. «L’attuale vicepresidente del CSM è un uomo scelto da Palamara. Dei membri della Corte Costituzionale, cinque su dieci sono scelti dai magistrati. Anche Marta Cartabia (attuale ministro della giustizia, ndr) ha fatto il presidente della Corte in quanto scelta dal sistema». Pertanto, prosegue il giornalista, «se non si cambia il modo, non cambierà nulla – il monito – accelerare processi e impedire il linciaggio sono cose meritorie ma sono a valle, il problema è a monte, nel Csm. Che va riformato. Con provvedimenti come «il sorteggio, tra chi ne ha i requisiti, delle nomine a capo delle Procure». Lo dimostra il fatto che »non si sia voluto affrontare il contenuto di questi due libri». Eppure, Sallusti ne è convinto, «se riguardasse la classe politica o imprenditoriale sarebbe venuto giù il mondo». Invece il “Sistema” è duro a morire. Anche il neo Procuratore di Milano Viola «a chi risponderà, se non a chi lo ha messo lì, le correnti?». Qualcosa potrebbero fare i referendum sulla giustizia. «Ma dubito – rivela Sallusti – che il 50% più 1 degli italiani andrà a votare per il referendum. Addirittura gira voce che l’esclusione dei quesiti su droga e eutanasia sia dovuta al rischio che avrebbero allargato la platea delle persone interessate ad andare a dire sì o no su quelle questioni».

La politica e il centrodestra

Si parla del centrodestra e il direttore di Libero guarda l’ex sindaco Gigi Farioli, che subito chiarisce: «Mi sono autosospeso da Forza Italia». Al che Sallusti: «Qualcosa di giusto lo fai…». È un via libera ad aprire un altro “pentolone”: «Al centrodestra, che ha impedito che le sinistre prendessero possesso del Paese dal ’94, andrebbe fatto un monumento. Ma metteva insieme tre cose che in natura non possono stare insieme: i liberali laici di Forza Italia, gli autonomisti secessionisti della Lega di Bossi e l’ex MSI di Fini, statalisti e destra sociale. Solo l’abilità, il carisma, la popolarità e i soldi di Silvio Berlusconi potevano tenerli insieme. Il giochino è stato in piedi finché il collante Berlusconi conduceva il gioco come azionista di maggioranza. Ma quel centrodestra è morto quando nel 2018 per la prima volta Berlusconi non è più stato azionista di maggioranza. Tanto è vero che Salvini poi è andato con M5S. Tutti i tentativi di aggiustare i cocci stanno in piedi nella forma ma non nella sostanza. Perdipiù ora i due soci di minoranza sono diventati soci di maggioranza. Una società però deve avere uno che comanda, on si può comandare in due». Un corto circuito che per Sallusti è destinato a non risolversi: «Alle prossime politiche – sostiene il direttore di Libero – o si vota col proporzionale e ognuno corre per sé, oppure andranno sempre uniti ma con due liste». Forza Italia e Lega da una parte, Fratelli d’Italia dall’altra, con la leadership in gioco. Ecco perché, di fronte a questo scenario, Gigi Farioli coglie la palla al balzo «Il centrodestra non è più quello liberale di Berlusconi e tra occupare una posizione ed essere fedele alla mia coscienza, ho scelto questa strada. E non rientrerò in Forza Italia».

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