Salvagente per Accam: i soci mettono i soldi e Busto cede il terreno

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GALLARATE – «Accam è entrata in assemblea dei soci fallita ed è uscita proprietaria terriera». E’ una battuta. Che arriva alla fine di una riunione tesa per gli argomenti sul tavolo, ma distesa nei toni. Una frase che semplifica molto le tre ore di discussione, ma che fa capire che il fallimento è (al momento) scongiurato, che Busto di fatto vede l’obiettivo fissato del 51% impostato (anche se non ancora raggiunto) e che i Comuni soci hanno confermato LA fiducia nell’azione del cda e la volontà di provare a dare un futuro alla società. Certo, il percorso è ancora lungo, il primo passo però è stato fatto. Andiamo con ordine.

Vita o morte

Una terza via non c’era. Tutti i 27 soci sono arrivati nella sala consiglio del comune di Gallarate consapevoli che l’assemblea di oggi, venerdì 28 febbraio, avrebbe dovuto decretare se mettere la parole fine alla storia di Accam, ovvero il fallimento o voltare pagina. Non c’era una terza opzione sul tavolo. E hanno scelto la secondo via. Certo non a cuore leggero e con ancora dubbi e timori, poiché la nuova pagina è tutta da scrivere. Ma per lo meno sono stati messi nero su bianco alcuni paletti fondamentali. E inseriti in una delibera che alla fine è passata.

I paletti

Sono tre. I soci hanno confermato pieno appoggio al cda di Accam “nella prosecuzione del perseguimento dell’oggetto sociale”. Hanno accolto la richiesta di “fare fronte alle contingenti esigenze di liquidità”, cioè verseranno gli acconti così da ridare ossigeno alle esigue casse della società e hanno dato mandato al consiglio di amministrazione di approfondire (da valutare con il Comune di Busto, proprietario) la possibilità di acquisire il terreno su cui sorge l’impianto.

Il coniglio dal cilindro

La questione del terreno è stata il coniglio tirato fuori dal cilindro. Poiché è proprio il passaggio di proprietà (conferimento? Cessione? Ancora da valutare) che potrebbe disinnescare il timer del fallimento. Il come mettere a punto la soluzione deve essere ancora costruito, ma il piano è stato stilato e condiviso dai soci. Operazione che se dovesse andare in porto porterebbe Busto a centrare l’obiettivo fissato da Palazzo Gilardoni, ovvero: diventare socio di maggioranza e acquisire il 51 % dell’azionariato sociale. In soldoni: il Comune di Busto, proprietario dell’area, cederebbe il terreno alla società Accam, monetizzando il valore in quote sociali. Accam a quel punto avrebbe in mano una carta importante, ovvero ciò che gli consente di dare garanzie solide per aprire linee di credito e ottenere liquidità utile per mettere in opera gli investimenti necessari. Primo tra tutti, per lo meno per peso economico, la sostituzione della caldaia, intervento stimato per circa 3 milioni e mezzo di euro.

Insomma un passaggio che sostanzialmente ha fatto uscire tutti dall’apnea delle ultime settimane: la società, che ora ha in mano un’ipotesi condivisa da concretizzare e ha una linea di orizzonte diversa dal default; il Comune di Busto, che così diventerebbe socio guida di una società fino a oggi ingovernabile; i Comuni soci, al momento sgravati dal dover mettere mano in maniera pesante alle casse comunali. Ma il dato politico più rilevante emerso dall’assemblea è che al momento tutti hanno condiviso la volontà di salvare Accam, ma soprattutto di mantenere pubblico il controllo sui processi di smaltimento dei rifiuti.

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