Samarate, Cottarelli contro la dote Letta: «I soldi ai giovani non vanno regalati» 

Samarate Carlo cottarelli letta

SAMARATE – Tassare i patrimoni oltre i 5 milioni di euro per finanziare 10mila euro di dote a circa 280mila giovani italiani all’anno. La proposta del segretario del Partito democratico Enrico Letta non convince Carlo Cottarelli: «Lo stimo molto ma non mi piace l’idea di dare 10mila euro al compimento dei 18 anni. Lo Stato ti deve dare istruzione gratuita, questo sì. Ma non mi sembra convincente far passare il messaggio ai nostri giovani che i soldi piovono dal cielo. I soldi bisogna guadagnarseli».

Merito e livellamento

L’ex direttore del Fondo Monetario Internazionale (oggi al vertice dell’Osservatorio sui conti pubblici Italia dell’Università Cattolica di Milano) è intervenuto questa sera, 13 luglio, alla sala San Rocco di Samarate per un incontro organizzato dal gruppo “Dialogando”. Intervistato dal direttore di Varesenews Marco Giovannelli, ha spiegato la sua visione di crescita, basata su tre principi. Il primo: «Tutti devono avere una possibilità». Questo non significa dare a pioggia «un’eredità semi-universale», così come Cottarelli ha definito la dote Letta. Perché  «una volta garantiti punti di partenza livellati allora si deve premiare il merito». Ed è il secondo principio. Completa l’analisi il terzo: «Trovo  giusto attuare un minimo di redistribuzione, perché spesso i punti di arrivo sono squilibrati. Ciò non significa un livellamento completo dei punti di arrivo, ma un adeguato livello di solidarietà». Declinando l’analisi nel concreto, secondo l’economista per garantire punti di partenza livellati bisogna partire già dagli asili nido, ancora oggi troppo pochi in Italia ma momento fondamentale di crescita personale di un individuo. «Con più asili nido oltretutto otterremmo un secondo risultato, ovvero permettere anche al secondo coniuge, spesso la donna, di lavorare».

L’Inter e il mal di stomaco

Durante l’intervista Cottarelli ha spiegato anche il progetto Interspac di cui è presidente per portare l’Inter (di cui è tifoso) all’azionarato popolare, ha elogiato il governo Draghi («Sarebbe bene che durasse fino al 2023 perché sta facendo bene»), ha parlato del Pnrr come di un’occasione irrinunciabile («Aumentare la capacità di crescita dallo 0,2 al 2 % ci aiuterà a sostenere il fardello del debito pubblico») e ha compiuto un’analisi della politica molto lucida: «Da quando sono tornato in Italia nel 2017 ho trovato un’antagonizzazione delle parti più aspra degli Anni Settanta. È importante che le agende politiche partano da una chiara enunciazione della società che si vorrebbe realizzare. Altrimenti, la politica diventa personalismo, opportunismo e cinismo. Anche io uso i social, ma non leggo i commenti altrimenti mi viene mal di stomaco».

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