«Moschea a Sesto Calende: basta mettere la testa sotto la sabbia»

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«Il nostro intento è quello di dare contezza alla cittadinanza di dati reali; non di perorare la causa della comunità islamica né di commentare l’operato dell’amministrazione su questo argomento», questa la premessa di Simone Danzo, capogruppo di Sesto2030, fatta all’interrogazione di Sesto 2030 che ha avuto il coraggio di portare al dibattito in consiglio comunale la questione “luogo di culto islamico”.

Mentre ora è chiaro a tutti che l’attuale maggioranza ha vissuto di una campagna elettorale basata su una promessa che sapeva non avrebbe potuto mantenere – come dimostra l’avvio delle pratiche per l’identificazione del luogo di culto a Sesto Calende – Sesto 2030, che non si è mai schierato con questioni di principio, insiste sulla necessità di avere chiarezza per lavorare, in concreto, per il bene della cittadinanza. Oramai la pratica è aperta ed è inutile nascondersi sotto la sabbia.

A seguito delle risposte avute dal Sindaco al consiglio di dicembre, Sesto 2030 evidenzia che sebbene sia emersa la chiarezza dei numeri, si è delineata, nel contempo, una volontà di “ingrandire” il luogo di culto, chiaramente in contrasto con la linea politica gridata da anni.
Quando l’associazione islamica fece la domanda per un luogo di culto inizialmente, si trattava di una comunità che dopo due anni contava 81 iscritti, mentre alla fine di questo percorso, siamo arrivati alla domanda di un’associazione che nel frattempo ha un numero di iscritti pari a 319.
Su tale incremento l’Amministrazione stessa ha espresso delle perplessità durante le cause legali e se consideriamo che oggi l’associazione comprende persone all’estero e di paesi abbastanza distanti da Sesto Calende, anche per noi questo dato è poco rappresentativo della comunità sestese. Dati alla mano i Sestesi sono 73 e i cittadini dei luoghi limitrofi più o meno altrettanti.
Non capiamo quindi perchè il Sindaco intenda partire dal presupposto di dover garantire la compresenza a tutti i 319 iscritti, quando è evidente che tale ipotesi non sia realistica e vorremmo capire se vi sono vincoli legislativi diversi da quelli della legge regionale.
Inoltre l’Amministrazione sceglierà un luogo che tenga conto della futura crescita dell’associazione nei prossimi anni, delle nuove indicazioni relative al distanziamento per il covid 19 e del potere attrattivo che tale luogo potrà esercitare, per non sottostimare gli spazi.

Perchè non limitarsi a dare il luogo di culto commisurato al dato realistico odierno, come chiede la normativa? Si tratta di una presa in giro per i cittadini, di un tentativo di far apparire il fenomeno più grande di quello che è o di una inaspettata apertura della maggioranza?

Mentre questi dubbi rimangono senza risposta, Sesto 2030 prosegue con la linea pragmatica: capire le specificità del nostro territorio per dare risposte mirate.
Ravvisate l’ambiguità nelle dichiarazioni dell’Amministrazione e il silenzio della Comunità Islamica, lancerà nei prossimi giorni un questionario aperto a tutta la cittadinanza. Non certo raccogliere favori o contrarietà al luogo di culto ma timori e preoccupazioni. Lo scopo è quello di raccogliere le criticità percepite dai sestesi, che alla fine sono i soggetti colpiti da questa nuova realtà.

«A nostro avviso è da qui che bisogna partire per lavorare sul serio per il bene della cittadinanza e pertanto consegneremo i dati ottenuti ai due attori coinvolti: l’Amministrazione e la Comunità islamica, affinché cerchino risposte adeguate alle esigenze mostrate dalla cittadinanza», questo quanto dichiara Giorgio Circosta, presidente del gruppo. «Sesto 2030 è più interessata al bene della città che alle lotte di principio ed è per questo che continua a lavorare sull’argomento».

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