L’attacco di Sesto 2030: «Comune europeo dello sport, senza una casa dello sport»

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SESTO CALENDE – «Siamo Comune europeo dello sport e non abbiamo una casa per lo sport». La polemica del gruppo Sesto 2030 sul riconoscimento ottenuto dall’amministrazione comunale che, secondo gli esponenti dell’opposizione consiliare, non avrebbe portato reali benefici per la città. «Poco o niente è stato fatto dal Comune».

Il degrado del centro sportivo

«Nell’anno delle celebrazioni di Sesto Calende comune europeo dello sport ci si aspettava anche l’avvio, da parte dell’amministrazione, degli interventi strutturali necessari per garantire uno spazio di qualità, se non di
eccellenza, per lo svolgimento delle attività sportive». E invece, secondo Sesto 2030, il centro sportivo comunale versa nel degrado, principalmente a causa della «mancata ristrutturazione di alcune parti del centro sportivo», già oggetto di un’interrogazione in consiglio comunale. «I fondi, circa 200mila euro, erano stati messi a bilancio dalla precedente giunta, per la messa in sicurezza della soletta delle tribune e il rifacimento del tendone dove si allenano gli atleti della ginnastica artistica della Sesto76». Un’opera più volte rimandata: «Ad oggi niente è stato fatto – denuncia il capogruppo di Sesto 2030 Fabio Bertinelli – il tendone non è stato sostituito e con il tempo sempre più brutto e le temperature sempre più rigide le società saranno costrette a sostenere spese maggiori. Neanche le solette delle tribune sono state riparate, così che la palestrina dell’atletica rimane ancora inagibile e i ragazzi non possono utilizzarla. Anche il resto del centro sportivo, ovvero la pista di atletica, i campi da tennis, ed il campo da basket (oggi inaccessibile per ragioni di sicurezza) vivono una situazione di degrado. Questa situazione si sta verificando, oltre che per la mancanza di manutenzione, anche a causa della mancanza di organizzazione».

«Dateci risposte»

Ora Sesto 2030, non solo esprime solidarietà e vicinanza alle società sportive che «stoicamente» portano avanti le loro attività anche a costo di rimetterci di tasca propria, ma per voce della consigliera Alessandra Malini, invoca dall’amministrazione «risposte sulla mancata esecuzione dei lavori previsti, garanzie sulla calendarizzazione in corso – date certe sull’inizio e la fine dei lavori – e informazioni sul piano di sostegno per le società stesse nel caso debbano interrompere le attività per eseguire le opere previste». L’interrogazione, che nell’ultimo consiglio comunale “sprint” non era stata discussa, è stata trasformata da orale a scritta proprio per avere una risposta più celere.

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