Compensazioni ambientali Nuova Marna, il sindaco di Sesto: «Siamo soddisfatti»

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SESTO CALENDE – «Cosa volete più di questo? Abbiamo dimostrato che faremo anche di più rispetto al minimo richiesto dalla legge. E in fase di valutazione non sono state sollevate grosse questioni, in termini ambientali, dagli enti esterni». Così il sindaco Giovanni Buzzi, che prova ora a fare chiarezza sulle compensazioni ambientali previste per l’intervento della Nuova Marna a Sesto Calende. Un tema che, ultimamente, è al centro del dibattito politico e non. Prima con la manifestazione che proprio mercoledì ha coinvolto anche la sezione cittadina di Legambiente, poi  con la mozione presentata dal gruppo di minoranza Sesto2030. E appoggiata da Insieme per Sesto. Entrambi le opposizioni sono rimaste sulla stessa linea. Così Alessandra Malini (capogruppo di Sesto2030): «È importante unirsi perché tutti facciano il massimo, l’emergenza climatica è un problema serio». A farle eco, Roberto Caielli (Ixs): «Non possiamo accontentarci del minimo sindacale, con gli edifici a norma di legge da un punto di vista energetico, ma bisogna intensificare le azioni a favore della sostenibilità».

«Siamo soddisfatti»

La mozione è stata respinta, nonostante fosse «un argomento importante e interessante, che tratta una questione da approfondire», ha spiegato il primo cittadino. Il problema, ha aggiunto, è che «in questo caso è stato posto un obiettivo sbagliato, perché nel progetto abbiamo messo tutte le attenzioni sufficienti». A renderlo «soddisfatto», anche il fattore energetico. Infatti, «secondo la definizione di legge», gli edifici coinvolti nel piano «sono cosiddetti “quasi a energia zero”».
E da un punto di vista ambientale? «Si vorrebbe fare sempre di più e abbiamo comunque dimostrato che è previsto un intervento di ripiantumazione». Non solo, ha poi precisato che «gli enti esterni, in fase di valutazione, non hanno sollevato grosse questioni. Giusto il Parco del Ticino, che però si è concentrato sulle ripercussioni sulla fauna». Il riferimento va agli uccelli e alla possibilità che le installazioni di vetro creino dei problemi. «Ed è un tema importante, in effetti, per il quale verranno presi provvedimenti».
Il verde dell’area interessata, invece, viene considerato «marginale». Nel senso che si tratta «di un piccolo spazio». Ma ciò non esclude che «si procederà con la sistemazione anche sotto il profilo ambientale: bisognerà solo avere un po’ di pazienza, nel tempo torneremo ad avere piante di una certa dimensione».

Tutti uniti per l’ambiente

A nome del gruppo Sesto2030, Malini: «Siamo consapevoli di quanto scritto nel progetto e di quanto sarà fatto per i due edifici, perché abbiamo letto documentazione. Ma lo scopo della mozione è di essere da esempio». Alla base degli obiettivi, quello di «mandare un segnale alla cittadinanza, affinché si unisca per fare sempre di più per l’ambiente». Che è poi ciò a cui puntava la manifestazione, ovvero «sensibilizzare e mettere in luce una dei problemi più evidenti come il taglio degli alberi: «Sappiamo che verranno ripiantumati ma ci vorranno anni prima che venga prodotta la stessa quantità di ossigeno». Un modo per dire che «è necessario cambiare stile di vita».

Costi e consumo di suolo

A dare man forte, Insieme per Sesto. Un intervento su più fronti quello di Caielli. A partire dal verde pubblico, «perché non sono indicate le essenze di pregio da salvaguardare e non viene data alcuna risposta alla richiesta dei criteri minimi ambientali per garantire un’adeguata presenza di biomasse». Non meno importante il tema del consumo di suolo: «Il progetto ha raddoppiato – in sei anni di lunga gestazione sia gli edifici – sia gli spazi occupati, sia i costi». Prezzi non solo in termini economici: «Questo cantiere non solo ha distrutto i giardinetti per far posto a un edificio sproporzionato, ma ha anche svenduto il vecchio Forno, creando un’area abbandonata ormai da anni. E che resterà così ancora per molti altri anni». A chiudere, il fatto che «il progetto colloca uno spazio pubblico di uso sociale e ricreativo in una zona di alto inquinamento da traffico». Al punto che «si è perso il rapporto che la Vecchia Marna aveva col fiume, collocando il nuovo edificio in mezzo a due strade extraurbane».

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