Varese, vieni avanti candidato del centrodestra

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Come cercare un ago in un pagliaio. O quasi. E’ quanto capita al centrodestra varesino (e milanese) nella scelta del candidato sindaco che rappresenti la coalizione alle amministrative d”autunno. Non ci pare sia mai accaduto che i partiti facessero tanta fatica nell’esprimere possibili primi cittadini, ruolo comunque di prestigio. Quanto meno fino a qualche tempo fa, quando indossare la fascia tricolore non significava soltanto rogne e guai, spesso con sbocchi giudiziari. Ed è vero soltanto in parte che la magra busta paga di un sindaco scoraggi chiunque ad assumersi l’onere (e l’onore) di guidare amministrativamente una città. La questione va al di là di emolumenti ridottissimi rispetto, ad esempio, al cospicuo gruzzolo mensile, frutto della somma di più voci, di un parlamentare o di un consigliere regionale, affrancati dalle responsabilità e dalle incombenze di un sindaco anche di un piccolo comune.

D’accordo, come afferma Vittorio Feltri, non si può pagare il capo di un Municipio come un bidello. Ma il problema sconfina nello spirito di servizio che dovrebbe animare chiunque scenda in campo per un impegno pubblico. Sempre che valga ancora qualcosa parlare di “spirito di servizio” in un contesto politico che ha abolito le ideologie e le idealità. E riduce l’impegno pubblico a un aspetto per “personaggi in cerca d’autore” o, molto più banalmente, di un impiego o, peggio ancora, di un “quarto d’ora di notorietà”. Tant’è vero che, a cominciare dal parlamento, i partiti hanno fatto eleggere schiere di persone prive di una qualsiasi esperienza politica e, addirittura, professionale. L’amministratore del circolone di quartiere si è ritrovato dalla sera alla mattina sullo scranno di Montecitorio o di Palazzo Madama.

Allo stesso modo, sono stati arruolati consiglieri comunali che mai avevano messo piede in un’aula consiliare. Figurarsi con quale effetto. E con quali risultati rispetto all’esigenza di preparare i ricambi generazionali. Così gli stessi partiti si sono trovati sguarniti di personale all’altezza; coloro i quali potrebbero riempire i vuoti scelgono giustamente altre vie, possibilmente occupandosi delle loro aziende e dei loro studi professionali. Ci riesce difficile credere che Varese non abbia personalità condivise, tali da svolgere con successo il ruolo di sindaco. Invece, siamo al punto che, fuori gioco Roberto Maroni per le note e sfortunatissime vicende di salute che lo riguardano, la Lega varesina e tutto il centrodestra si sono ritrovati a sfogliare l’elenco telefonico per indicare un loro candidato sindaco. Colpa anche di chi, abile nella gestione pubblica, ha preferito, probabilmente con più di una ragione, conservare le proprie rendite di posizione e sfilarsi dalla competizione per Palazzo Estense.

Alla fine, un nome spunterà fuori. Qualunque sia, dopo l’infinita e imbarazzante manfrina di queste settimane, sarà costretto a fare i conti con una situazione elettorale per nulla favorevole. Benché sia vero che, di questi tempi, la gente è lesta ad archiviare eventi e accadimenti: passa subito ad altro. Sempre che il prescelto abbia le capacità di far parlare di sé per i meriti, i programmi e la personale empatia e non per essere comunque una seconda scelta.

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