Solido e plastic free: lo shampoo ecologico e sostenibile che porta il nome di Varese

varese shampoo solido

VARESE Shampoo solido Varese di nome, ma anche di fatto. Anzi fatto a Varese: dall’ideazione del progetto, al percorso di ricerca del prodotto, fino alla realizzazione e al materiale del packaging. Il nuovo prodotto per la cura e benessere, che ha “padri” varesini, ovvero i fratelli Raffaele e Alberto Dorsi, è stato presentato questa mattina nella loro Academy, dove gli allievi della scuola, ogni giorno fanno formazione.

Lo shampoo che porta il nome di Varese

E al momento del lancio era presenta anche il vicesindaco Ivana Perusin. «L’amministrazione ha visto nascere questo progetto – spiega il vicesindaco – che vede protagonisti imprenditori legati alla nostra città che promuovano il nome Varese. Una realtà impegnata anche in ambito formativo ed educativo. E che con lo shampoo solido Varese hanno imboccato la strada dell’innovazione, lanciando anche un messaggio sostenibile ed ecologico importante».

Dall’idea al prodotto: tutto made in Varese

Sembra una normale saponetta, ma in realtà è uno shampoo. Solido. E in questo caso la forma è anche sostanza: «Nel nostro lavoro – spiegano i fratelli Dorsi – ci siamo accorti di quanta plastica produciamo. Con lo Shampoo solido, se vogliamo, non abbiamo inventato nulla. Ma l’aspetto davvero innovativo è la formula tutta naturale di questo prodotto alla quale siamo arrivati attraverso un processo di ricerca che ha coinvolto l’università dell’Insubria, Job farm e le competenze che abbiamo acquisito nel nostro percorso professionale». Un prodotto per la cura e il benessere molto sensibile anche all’aspetto della sostenibilità ambientale: a differenza di uno shampoo normale, quello solido risparmia l’impiego di acqua e non contempla l’utilizzo di derivati dal petrolio o siliconi. In più è totalmente plastic free, poiché anche il packaging è “asciutto”: niente plastica, bensì una confezione realizzata con  la carta Varese. E varesina è anche la produzione: a Calcinate del Pesce.

«Il processo di ricerca e test è durato un anno mezzo – continuano i Dorsi – ci siamo avvalsi di un biotecnologo dell’Insubria e, quando abbiamo presentato il progetto all’amministrazione, siamo stati ben felici di accettare il loro suggerimento e di battezzare il prodotto con il nome della città. Ora l’obiettivo è quello di creare una linea completa che avrà il medesimo nome».