Somalia, terra di nessuno

DALLA GUERRA CIVILE ALLA BATTAGLIA DI MOGADISCIO

di Giovanni Baldoni

Nel 1960 l’ex Somalia italiana si unì con la Somalia britannica dando vita alla Repubblica Somala, stato indipendente. Nove anni dopo un colpo di Stato militare portò al potere il generale Siad Barre. Tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta iniziarono a formarsi organizzazioni di guerriglia ostili al regime di Barre, che portarono alla sua caduta nel 1991 e alla guerra civile per la sua successione.

La caduta di Siad Barre fece precipitare il paese nelle mani dei signori della guerra e iniziarono le atrocità. I caschi blu dell’ONU della missione Restore Hope arrivarono nel 1992 per soccorrere la popolazione somala e proteggerla – per quanto possibile – dai massacri, dalla fame, dalla miseria, dalle carestie. Gli scontri si fecero sempre più aspri e portarono alla battaglia di Mogadiscio del 1993, che fu ricostruita cinematograficamente con il film Black hawk down di Ridley Scott, premiato nel 2002 con due Oscar.

Ma cosa accadde a Mogadiscio in quell’ormai lontano 1992? Dopo anni di guerra civile e carestia, la catastrofe umanitaria aveva assunto proporzioni bibliche: 300 mila morti fra i civili innocenti, fra cui moltissimi donne e bambini. La forza multinazionale dell’ONU tentava inutilmente di porre fine al massacro, ma il più potente signore della guerra, il generale somalo Aidid, iniziò ad attaccare i caschi blu. Per contrastare le aggressioni di Aidid, gli Stati Uniti inviarono in Somalia le forze speciali della Delta Force, i Rangers e i Marines. L’obiettivo era anche quello di catturare il generale.

Il comando americano organizzò un blitz per neutralizzare i capi dell’organizzazione di Aidid. Il piano prevedeva l’azione congiunta di forze di terra a piedi e motorizzate e di forze aviotrastportate: in  30 minuti la Delta, i Rangers e i Marines  avrebbero dovuto infiltrarsi e prelevare con la forza gli obiettivi somali e allontanarsi dalla zona calda. I Rangers arrivarono a bordo dei Black Hawk, gli elicotteri in dotazione all’esercito americano, gli operatori della Delta Force invece entrarono a Mogadiscio a bordo dei blindati.

Ma le cose non andarono secondo i piani. Un Black Hawk fu abbattuto. E poi un altro. Le forze di terra si schierarono a protezione dei commilitoni superstiti. L’azione, che inizialmente doveva durare trenta minuti, durò in totale 15 ore e costò la vita a 19 soldati americani e a più di mille somali. Un fallimento.

Due settimane dopo il presidente Bill Clinton ritirò le truppe dalla Somalia.

Gli sforzi diplomatici portarono negli anni seguenti all’accordo fra le ventisei fazioni degli altrettanti signori della guerra che si spartivano il territorio, i quali si accordarono per formare un governo di transizione. Tuttavia ognuno di essi continuò a governare il proprio feudo in modo indipendente, e nel vuoto di potere causato da 15 anni di guerra civile, cominciò a radicarsi e a svilupparsi l’integralismo delle Corti islamiche, che si affiliarono alla rete di al-Qaida.

Nel 2006 la guerra civile prese un’altra piega: le milizie delle Corti islamiche si scontrarono con le truppe del governo transitorio, sostenute anche dall’Etiopia e dagli Stati Uniti nel contesto della guerra al terrorismo e ad al-Qaeda.

Nel 2012 l’Assemblea nazionale approvò la nuova Costituzione della Somalia, frutto dell’accordo tra le varie fazioni politiche. Secondo l’ONU, alla fine del 2012 il governo centrale controllava circa l’85% del territorio nazionale, grazie anche al processo di ricostituzione della polizia e dell’esercito.

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