Spaccio nei boschi: dopo le intercettazioni 17 arresti nel Luinese

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LUINO – Negli ultimi giorni di maggio la Polizia di Stato di Luino, secondo le ordinanze del Gip del tribunale di Varese, ha arrestato ai domiciliari 17 persone ritenute responsabili di aver supportato gli spacciatori dei boschi del Luinese durante le loro attività illecite.

Gente che conosce i boschi

Grazie all’attività investigativa eseguita dagli agenti della Polizia di Frontiera, gli agenti negli ultimi giorni di maggio sono riusciti ottenere la custodia cautelare in carcere per 17 persone. Si tratta in prevelenza di cittadini italiani, tra cui anche una donna, residenti nel luinese che conoscevano bene i boschi dello spaccio e undici cittadini marocchini tra i 23 e i 30 anni, tutti senza il permesso di soggiorno in Italia. Questi sono stati sottoposti all’obbligo di dimora nei Comuni di rispettiva residenza.

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Varese, si sono articolate in numerosi servizi di osservazione e pedinamento e si sono avvalse anche di intercettazioni telefoniche, consentendo di sgominare un gruppo di spacciatori attivi nell’alto varesotto ed in particolare nei Comuni di Valganna, Marzio, Cugliate Fabiasco, Marchirolo e Montegrino Valtravaglia.

Spaccio di cocaina, eroina e hashish

Gli indagati erano stabilmente dediti allo spaccio di sostanze stupefacenti nelle aree boschive già notoriamente afflitte da tale fenomeno criminale, smerciando ingenti quantità di varie sostanze, tra cui prevalentemente cocaina, eroina e hashish, a consumatori della zona ma anche provenienti dalla vicina Svizzera.

Le indagini hanno evidenziato come gli spacciatori si posizionassero in punti difficilmente individuabili nella boscaglia oppure in zone impervie o con molteplici vie di fuga, dove all’occorrenza, realizzando dei bivacchi con mezzi di fortuna, potevano trascorrere molte ore e a volte perfino pernottare. Da tali “basi” si spostavano poi per soddisfare le richieste dei consumatori, dopo avere pattuito con questi ultimi quantità e prezzi attraverso rapidi e criptici contatti telefonici.

Le trattative

Le altrettanto veloci cessioni di droga avvenivano prevalentemente lungo le strade delle valli sottostanti, in punti convenzionalmente riconoscibili e con denominazioni ormai diventate famose, come “al cancello”, “alla rete verde”, “alla sbarra di legno” e simili. I consumatori potevano quindi comodamente raggiungerli direttamente in auto o al massimo camminando per poche decine di metri. Al fine di sviare gli interventi degli agenti, gli indagati si spostavano più volte nell’arco della giornata, anche all’improvviso, da un punto di spaccio all’altro.

Gli indagati ora ai domiciliari supportavano attivamente gli spacciatori, ad esempio trasportandoli con le proprie auto secondo le loro necessità oppure rifornendoli di alimenti mentre erano intenti a spacciare, ma soprattutto fungendo da “pali” per avvertirli della presenza dei poliziotti, consentendo loro all’occorrenza di fare perdere le proprie tracce nella boscaglia. Si tratta non a caso di soggetti di nazionalità italiana e dimoranti nel luinese, capaci di destare meno sospetti e talvolta consumatori a loro volta di droga.

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