Stefano Gandin, il professionismo e il sogno del Giro d’Italia

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Stefano Gandin, veneto classe 1996, è alla seconda stagioen con il Team Corratec. La Vuelta a San Juan è la sua prima corsa di questa stagione e nella seconda tappa è stato protagonista della fuga di giornata: «Non correvo dallo scorso settembre e quindi in fuga ho cercato un po’ le sensazioni, era un bel gruppetto. Le gambe non stavano tanto bene, sia per il caldo sia perchè non correvo da parecchi mesi. Con il passare dei chilometri le sensazioni sono migliorate. Nel finale ho visto che il gruppo ci teneva a 1’30’’ circa e quindi non aveva senso continuare anche perchè eravamo controvento, così ho deciso di rialzarmi per provare a fare qualcosa nelle prossime tappe».

Quali sono gli obiettivi di squadra qui a San Juan?
«Sicuramente provare a fare un risultato con i velocisti, nella prima tappa si è piazzato Attilio Viviani e in questa seconda Nicolas Tivani è arrivato quinto, il morale è alto. Peccato aver perso due compagni (Stojnic e Quarterman ndr)  che purtroppo non stanno bene. Siamo venuti qui in Argentina anche per mettere un po’ di chilometri nelle gambe anche in vista del grande appuntamento: il Giro d’Italia».

Come ti sei avvicinato al ciclismo?
«Ho cominciato da G3 perchè c’erano dei ragazzini che si allenavano con il Pedale Marenese nel palazzetto vicino a casa mia e così una sera d’estate ho deciso di provare ed è stato subito amore, mi sono iscritto la settimana dopo».

Lo scorso anno avevi dichiarato di appendere la bici al chiodo nel caso non fossi riuscito a passare professionista. La Corratec con cui correvi già la passata stagione ha ottenuto la licenza ProTeam e avete ricevuto l’invito per la Corsa Rosa…
«Per la squadra è un grande traguardo e io sono molto felice. Ci ho sempre creduto e il Team mi ha dato sempre molta fiducia. Quest’anno andremo al Giro e, perchè no?, proveremo a giocarci una tappa».

C’è un corridore al quale ti ispiri?
«Mi piaceva molto Alberto Contador, quando tornavo a casa da scuola guardavo le tappe del Giro d’Italia perché c’era lui».

Qual è il tuo punto di forza?
«Penso di andare abbastanza bene nei percorsi misti, ad esempio quando va via di forza una fuga. Credo di potermi giocare le mie carte in un arrivo con un gruppetto ristretto».

Il tuo punto debole invece?
«Un po’ la testa, sono un perfezionista. Quando c’è qualcosa che non va mi butto giù subito ma ci sto lavorando».

Su cosa pensi di dover ancora migliorare?
«Devo ancora fare tanta esperienza con corridori così forti in gruppo e poi vorrei cercare di rimanere più concentrato soprattutto quando le cose non vanno bene».

Un tuo pregio e un tuo difetto…
«Come pregio direi che sono un ragazzo determinato, se voglio qualcosa faccio di tutto per ottenerla. Un difetto il mio essere troppo perfezionista e testardo, come ho detto».

Cosa ti piace fare nel tempo libero?
«Non ho molto tempo libero, però quel poco che ho cerco di passarlo con la mia ragazza Federica. Mi piace pescare, però ultimamente ho un po’ accantonato questa passione».

La corsa del cuore?
«Il Giro d’Italia».

Il tuo sogno nel cassetto?
«Vincere una tappa al Giro».

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