Caso Agesp, l’avvocato dell’arrestata a Fiadel: «Rammarico per la posizione del sindacato»

BUSTO ARSIZIO – «Desta stupore e suscita profondo rammarico la posizione assunta dal Sindacato Fiadel Varese che, senza alcuna conoscenza diretta delle operazioni compiute dagli inquirenti, si scaglia contro la propria iscritta e incorre nell’errore di equiparare l’ordinanza di applicazione di una misura cautelare ad una sentenza di condanna».

Stupore e rammarico

Ieri, martedì 24 gennaio, il sindacato Fiadel (in una nota per conto di Carmelo Faraci in qualità di Segretario Provinciale, e Luca Calloni, in qualità di coordinatore provinciale) prendeva le distanze dalla samaratese di 50 anni, dipendente di Agesp Attività Strumentali, arrestata nei giorni scorsi con l’accusa di peculato.

Presto davanti al Pm

Oggi, ad esprimere stupore e rammarico per la presa di posizione del sindacato al quale la 50enne è iscritta, è l’avvocato Francesco Trotta, che della donna è il difensore. In una nota il legale spiega come l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare non possa essere equiparata a una sentenza di condanna. Occorrerà un processo per stabilire fatti ed eventuali responsabilità. Nella stessa comunicazione l’avvocato ribadisce l’intenzione, già espressa davanti al Gip, della propria assistita di farsi interrogare a breve dal pubblico ministero Nadia Calcaterra, che ha coordinato l’inchiesta, per chiarire la propria posizione.

La nota dell’avvocato Trotta

Desta stupore e suscita profondo rammarico la posizione assunta dal Sindacato Fiadel Varese che, senza alcuna conoscenza diretta delle operazioni compiute dagli inquirenti (gli atti di indagine sono, infatti, segreti fino alla conclusione delle indagini preliminari e, dunque, l’organizzazione sindacale non può averli consultati), si scaglia contro la propria iscritta e incorre nell’errore di equiparare l’ordinanza di applicazione di una misura cautelare ad una sentenza di condanna.

Giova allora ricordare – anche al Sindacato, che dovrebbe, se non tutelare, quantomeno ascoltare i propri iscritti, non esclusa quella di cui scrivono – come le misure cautelari vengano applicate sulla base della ricostruzione unilaterale dei fatti offerta dall’Accusa, in assenza dell’intervento dell’indagato e del proprio difensore.

Proprio l’apporto dell’indagato e del difensore al processo, tuttavia, spesso si traduce in esiti contrastanti con l’originaria applicazione del provvedimento cautelare.

Rilevo, allora, che la mia assistita ha rappresentato al Pubblico Ministero l’intenzione di sottoporsi ad interrogatorio e, dunque, a breve chiarirà la propria posizione

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