Dipendente Agesp zitta davanti al Gip. Indagine nata da un parcometro travolto da un’auto

Cardano gallarate disabile processo

BUSTO ARSIZIO – Si è avvalsa della facoltà di non rispondere la dipendente Agesp arrestata ieri, giovedì 19 gennaio, dai militari della guardia di finanza di Busto Arsizio in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale bustocco al termine dell’inchiesta coordinata dal pubblico ministero Nadia Calcaterra.

Tace davanti al Gip

La donna, samaratese di 50 anni, è comparsa oggi, venerdì 20 gennaio, per l’interrogatorio di garanzia davanti al Gip Tiziana Landoni. Presente anche il pubblico ministero Calcaterra. La 50enne, assistita dall’avvocato Francesco Trotta, non ha risposto alle domande del giudice per le indagini preliminari riservandosi di essere interrogata dal Pm più avanti. La 50enne è al momento ristretta agli arresti domiciliari.

L’inchiesta nata da un incidente

Intanto si delineano i contorni dell’indagine. Per la samaratese galeotto fu un incidente stradale. Nulla di grave, per fortuna, ma nella carambola fu divelto uno dei parcometri cittadini. Uno di quelli, si scoprirà poi, che la donna è accusata di aver manomesso per poter svuotare il “tubo” rendi resto e intascarsi migliaia di euro monetina dopo monetina (il sequestro preventivo a suo carico è di 95mila euro). Ed è analizzando l’apparecchio danneggiato dallo schianto che il responsabile del settore parcheggi di Agesp Attività Strumentali s.r.l. si accorge che il parchimetro è stato manomesso.

Immediata denuncia di Agesp

La segnalazione sull’anomalia è immediata e altrettanto istantanea è la denuncia presentata da direttore generale e amministratore unico della municipalizzata. La donna, nel frattempo, commette parecchie leggerezze che si riveleranno per lei “fatali”. Come acquistare online il tastierino utilizzato per truccare i parcometri utilizzando la mail aziendale. Ma scordandosi delle stampe dell’ordine appena eseguito nella stampante dell’ufficio. Stampe che saranno poi trovate da una collega che riferirà il dettaglio ai militari della guardia di finanza.

Le filastrocche che la accusano

La 50enne, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, eseguiva la maggior parte dei “prelievi” tra le 6 e le 7.30 del mattino utilizzando il mezzo aziendale. E poi il vezzo di canticchiare in auto narrando le proprie intenzioni. Il tutto mentre è intercettata. E così a fronte del motivetto “Lunedì…mercoledì è 3, mille li mettiamo e mille li teniamo“, gli inquirenti collegano date e prelievi. Lunedì primo agosto, mercoledì è il 3: date e ammanchi si mettono tutti in fila. E ancora altra filastrocca: “Domani faccio tutto il centro pepepepepeeeeee…se non lo faccio domani lo faccio sabato”. Anche qui date e prelievi vengono messi in correlazione dalle Fiamme Gialle. E ancora: “Quando ne fai metà per voltaaaa…mezzoretta al giorno e voilà settecento ottocento euro…è la canzone del cuore che va”. Per i finanzieri è indice dell’entità di quanto la donna sarebbe riuscita ad intascare di volta in volta.

Il cambio monetine banconote

L’analisi dei conti correnti nelle sue disponibilità avrebbe mostrato uno serie di versamenti in contanti considerati non giustificabili dagli inquirenti. Nel corso dell’indagine gli inquirenti hanno immortalato la donna che, intascate le monetine frodate grazie alla manomissione dei parcometri, depositava le monetine nella cassaforte della municipalizzata prelevando poi la stessa cifra in banconote. Nei mesi qualcosa potrebbe averla turbata tanto che, con ii colleghi, imputa eventuali ammanchi al mal funzionamento del sistema gestione dei parcometri mentre un collega le consiglia di segnalare tutto ai sindacati. Onde evitare che la colpa ricada sull’ufficio. In un’occasione la 50enne sventola una mazzetta da biglietti da 50 euro appena “prelevata” dalla cassaforte davanti a un collega. La sventola in aria come ad agitarla davanti a un obiettivo e dice al collega con tono scherzoso “si sappia che questi soldi li ho rubati”. Poi viene assalita dal dubbio che forse qualcuno stia davvero sorvegliando l’ufficio. Dubbio che lei stessa fuga rapidamente: “una telecamera la metterebbero in questa zona qui. Ma lì c’è ancora la polvere, si vedrebbe. E allora non c’è“. La telecamera c’era eccome e, alla fine, sono scattate le manette.

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