Strage di Stresa, Tadini: «Non pensavo che la fune potesse spezzarsi»

funivia stresa mottarone

VERBANIA – «Non sono un delinquente. Non avrei mai fatto salire persone se avessi pensato che la fune si spezzasse». Lo ha detto Gabriele Tadini, caposervizio della funivia del Mottarone, interrogato questa mattina nel carcere di Verbania per circa tre ore dal gip secondo quanto riferito dal suo difensore, l’avvocato Marcello Perillo. Un interrogatorio drammatico e duro: Tadini è stato incalzato dalle domande del Gip Donatella Banci per quasi tre ore.

Non sono un delinquente

Ha sostanzialmente confermato quanto già confessato nella notte tra martedì 25 e mercoledì 26 maggio. Confessione che ha portato al fermo del caposervizio, del gestore dell’impianto Luigi Nerini e del direttore dell’esercizio Enrico Perocchio. Tadini ha ammesso di aver messo i “forchettoni” che hanno bypassato il sistema frenante di sicurezza della cabina.

Ho messo il forchettone più volte

Ha detto di averlo fatto «Più volte». Per questa ragione, quando il cavo trainante si è tranciato la cabina numero 3 della funivia Stresa-Mottarone non è rimasta ancorata al cavo portante ma è scivolata all’indietro precipitando. Nella tragedia hanno perso la vita 14 persone. L’uomo ha spiegato che le anomalie manifestate dall’impianto non erano collegabili alla fune ed ha escluso collegamenti tra i problemi ai freni e quelli alla fune. Il legale di Tadini ha chiesto i domiciliari. 

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