Svolta digitale a Gallarate. Zibetti: «Sogno un Comune efficiente come Amazon»

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GALLARATE – Andrea Zibetti è dallo scorso 5 giugno è assessore alla Semplificazione, Tecnologia, Statistica, Servizi demografici, Urp, Informalavoro, Giovani, Bandi e Fundraising, Protezione civile. Esponente della Lega, di cui è stato anche segretario cittadino fino al 2016, è il più giovane componente della giunta Cassani.

Andrea Zibetti, le opposizioni hanno contestato le sue deleghe, parlando di un assessorato di poco peso e di scarsa importanza.

«Non è vero. Sono tutte le deleghe che aveva prima il sindaco, più la Protezione civile. Con un grande obiettivo: riuscire a integrare tutti gli aspetti dei vari settori che finora non riuscivano a parlarsi. Settori che magari non ti danno la vetrina ma fanno funzionare la macchina comunale. Credo molto per esempio nel settore 7, quello relativo al fundraising, bandi e sponsorizzazioni».

Con l’obiettivo di ottenere più finanziamenti rispetto al passato?

«I soldi sono sempre meno, quindi diventa sempre più importante ottenere risorse da destinare poi ai vari settori, dalla Cultura ai Servizi sociali, dai Lavori pubblici alla Sicurezza, che non sono per forza i miei. Il mio ruolo è un po’ come il batterista in una band che sta sempre dietro, nessuno lo vede, ma se sbaglia lui salta tutto».

All’assessore più giovane hanno dato le Politiche giovanili, delega che rispetto ad altre è stata un po’trascurata in questi anni. Pensa di poter imprimere una svolta entro la fine di mandato?

«Il problema è che non è stata trascurata in termini di contenuti, ma non incontra la risposta da parte del cittadino perché magari non è informato. Ci sono una valanga di progetti per i giovani, tra cui per esempio la possibilità di frequentare la Marina militare per una settimana a 180 euro. Ma in quanti lo sanno? Lo scopo dunque non è potenziare un servizio che già c’è, ma avvicinare le istituzioni al cittadino. Le do un dato: gli iscritti all’Informagiovani attualmente sono 237, troppo pochi per una città di 52mila abitanti. Cominciamo da qui».

Lei è l’assessore di tutti quegli uffici che i cittadini vedono come fumo negli occhi per le code, le lungaggini burocratiche, gli impedimenti amministrativi. Come si può rendere il Comune più amico?

«La soluzione nell’immediato è andare a dividere le esigenze del cittadino separando le corsie, evitando di trovarsi in coda a uno sportello per una questione di un minuto e avere davanti un altro con una pratica di mezz’ora. E poi continuare il processo di digitalizzazione, che è ancora migliorabile nonostante Gallarate sia già enormi passi avanti rispetto a tanti altri Comuni italiani».

Qual è il suo sogno nel cassetto amministrativo da realizzare in questi due anni di mandato?

«Difficile dirlo perché il mio è un assessorato trasversale. Direi però la digitalizzazione del Comune, una rivoluzione tecnologica concreta di Palazzo Borghi, con la stessa efficienza e semplicità di siti come Amazon dove scegli il prodotto e in poche ore te lo consegnano a casa. Laddove è possibile l’utente deve riuscire a bypassare l’ufficio: questo è l’obiettivo finale. Quante giornate di lavoro perde ciascuno di noi per sbrigare pratiche  burocratiche?».

Il giorno della sua nomina ha detto che quando la Lega chiama bisogna rispondere. Non ha sgomitato per diventare assessore e forse non ne aveva neanche tanta voglia?

«Non è così. Quando uno fa politica sa che, presto o tardi, dovrà assumere un ruolo amministrativo, altrimenti resta uno che urla in piazza senza mai prendersi la responsabilità di mettersi in gioco. E’il desiderio di ciascuno ricoprire un ruolo amministrativo per cercare di migliorare i luoghi che frequenta e in cui vive, ancor prima di andare a Roma e pensare di fare una carriera politica. Sul fatto di non aver sgomitato ricordo sommessamente che ero segretario del primo partito di Gallarate e che in quel ruolo sono riuscito – chiaramente non da solo – a esprimere in un contesto non semplice a livello provinciale il sindaco Cassani. Una volta conquistata la vittoria non ho chiesto niente in cambio. Non ho sgomitato allora e non l’ho fatto ora. Semplicemente sono a disposizione del movimento, se serve e quando serve».

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