Compensazioni ambientali Malpensa T2-Gallarate. Regione torna al tavolo col Parco

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MALPENSA – Si riapre la questione delle compensazioni ambientali riferite al collegamento ferroviario tra il Terminal 2 di Malpensa e Gallarate. O almeno questa sembra essere la volontà di Regione Lombardia, propensa a risedersi intorno al tavolo di conversazione con il Parco del Ticino dopo la batosta del Tar. Lo ha reso noto in Commissione Malpensa, ieri 14 giugno, il sindaco di Casorate Sempione, Dimitri Cassani, dopo un incontro convocato dall’ente che tutela l’ambiente. E che ha coinvolto i Comuni direttamente interessati dall’opera (Somma Lombardo, Cardano al Campo e, appunto, Casorate) per capire la loro posizione su un possibile cambio di scenario. Il risultato? «Vediamo questa soluzione in maniera positiva», ha spiegato il primo cittadino. «Ma non basta: vogliamo che siano soddisfatte anche le richieste che abbiamo già presentato a Regione». Sia da un punto di vista della riqualificazione ambientale. Sia come «consequenzialità del cronoprogramma». Presente in aula anche il commissario Daniele Porrini, rappresentante del comitato “Salviamo la brughiera” e voce guida della minoranza di Casorate Aperta. «È abbastanza chiaro – ha detto – che, se verrà trovata un’intesa sulle compensazioni, il resto rischierà di decadere. E l’opera andrà avanti. La nostra posizione è diversa: l’istruttoria fatta in Regione sulla compatibilità ambientale non è sufficiente per giustificare il progetto».

«Ok l’apertura. Ma non basta»

Le intenzioni di Regione di riaprire un dialogo poggiano, principalmente, sul «blocco dovuto all’applicazione del metodo Strain, che inizialmente era stato valutato come soluzione». Questo prevedeva la riconversione di grandi aree dismesse con l’obiettivo di rimetterle a verde. Un sistema che su Casorate non poteva essere applicato, vista la mancanza di spazi simili. Da qui il confronto con il Parco – «che è un ente autonomo, con potere decisionale», ha ricordato il sindaco – che ha chiamato in causa anche i Comuni coinvolti per capire la loro posizione. Per Casorate può essere un fattore positivo, ma non sufficiente. «Vogliamo che siano soddisfatte le richieste già presentate a Regione». Da una parte la riqualificazione ambientale, da intendere come «ricostituzione dell’area boschiva sul nostro territorio, dove ci sarebbe una perdita effettiva del suolo a causa della ferrovia». E ha aggiunto: «Questo è già garantito per legge, la riapertura di Regione è una cosa in più, ovvero ciò che il Parco quantificava con i 3milioni di euro». Con operazioni che spaziano dalla «riforestazione a interventi per nuovi sentieri. O anche mettere mano per incentivare la mobilità dolce: tutto ciò che rientra nella sostenibilità ambientale».

Qual è l’obiettivo principale del Parco?

La sentenza del Tar ha riabilitato il ruolo del Parco del Ticino per la tutela degli interessi sensibili, che la Presidenza del consiglio dei ministri aveva ritenuto non ammissibile. Ora si dovrà riaprire l’istruttoria. In questo senso, ha spiegato Porrini, «la nostra preoccupazione è capire qual è l’obiettivo principale che il Parco si propone». Sì, perché «se verrà trovata una quadra sulle compensazioni ambientali aggiuntive, il rischio è che si pregiudichino le altre criticità, messe in luce nei vari ricorsi, che secondo noi sono prioritarie. E può condizionare la valutazione definitiva a favore del progetto». Un esempio è la mancata tematizzazione all’interno dello studio dell’impatto ambientale dell’opzione zero. «Se questo aspetto manca, non è escluso che si possa considerare nullo lo studio presentato da Ferrovie Nord». Deciderà il Tar, «ma sicuramente va sostenuto con forza».
Non solo, «l’istruttoria fatta in Regione sulla compatibilità ambientale non è sufficiente per giustificare il progetto», ha aggiunto. «Sia da punto di vista trasportistico, che di impatto ambientale». Di conseguenza, «sosteniamo che un piano, in questi termini, non ha bisogno di essere compensato, ma non deve proprio essere realizzato».

I legami con la Rho-Parabiago

Non mancano le richieste «di tipo amministrativo», ha sottolineato Cassani. Legate in questo caso al cronoprogramma. Il riferimento va al piano di quadruplicamento della Rho-Parabiago. «Vogliamo la garanzia che, nel caso, venga realizzata prima della T2-Gallarate, che altrimenti non avrebbe nessun vantaggio».
Sulla questione è intervenuto anche Porrini: «Sia che venga o non venga commissariata, richiederà oltre 5 anni di lavori – con la data di partenza ancora incerta – prima di essere operativa». La T2-Gallarate, invece «ha tempi di realizzazione di tre anni, e con le sentenze del Tar tutto è fermo». E ha aggiunto: «Ferrovienord ha chiuso la gara di appalto il 16 marzo scorso, ma l’assegnazione è ferma alla fase di aggiudicazione. Analogamente sono in stand-by il finanziamento europeo e quello del Patto per la Lombardia». Da qui, le conclusioni: «Appare evidente che la tesi della contestualità delle due opere sostenuta dall’amministrazione casoratese, è saltata».

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