Ferrovia Gallarate-Malpensa, un’opera che ha diviso tutti. Cantiere a maggio 2021

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MALPENSA – Divide et impera è la locuzione latina che meglio descrive quello che è accaduto in sei anni di discussione sul collegamento ferroviario T2 Malpensa – Gallarate. Si tratta di un’opera che più di ogni altra sul territorio ha spaccato ogni fronte: il centrodestra, il centrosinistra e persino i sindaci dell’intorno aeroportuale che hanno finito sulla questione per muoversi in ordine sparso. Nella confusione più totale, generata in particolare dall’ambiguità mantenuta per anni dall’amministrazione di Casorate Sempione (su cui insiste il 90 per cento del futuro doppio binario), Regione, Sea e FerrovieNord hanno continuato il loro percorso. Con il risultato che gli espropri sono praticamente ultimati, il progetto definitivo c’è e ora – con lo stanziamento della giunta Fontana da 120 milioni di euro annunciato ieri 14 dicembre in aggiunta ai 64 dell’Unione europea – ci sono anche i soldi. Tanto che, secondo i beninformati, la gara d’appalto potrebbe concludersi già il prossimo maggio con inizio lavori previsto a gennaio 2022.

Il territorio spaccato

Sono quattro i Comuni interessati dal futuro collegamento, ma soltanto due hanno presentato ricorso al Tar (Casorate e Cardano). L’amministrazione comunale di Somma Lombardo, città governata dal centrosinistra, si eepresse timidamente contro ma non ha mai fatto le barricate, mentre a Gallarate il sindaco Andrea Cassani – pur esprimendo preoccupazioni per la fase di cantiere che interesserà il quartiere dei Ronchi – in più di un’occasione l’ha definita un’opera «interessante» che «sgraverà il traffico sulle arterie stradali».

Il centrosinistra spaccato

Persino il suo predecessore Edoardo Guenzani – attuale consigliere di minoranza – non si è mai dichiarato nemico del progetto, tanto che l’argomento a Gallarate non scalda gli animi e da due anni ormai è uscito dall’agenda politica cittadina. Qui si vive il clima della profonda indecisione che regna nel centrosinistra a partire dal Pd. Ci sono i palesemente favorevoli, come il sindaco di Varese Davide Galimberti, gli ambientalisti contrari confluiti nel comitato “Salviamo la brughiera”, i titubanti che stanno in mezzo al guado. Il Partito Democratico ci aveva impiegato anni a individuare una posizione unitaria sull’opera e sembrava aver trovato la quadra attorno alla sintesi fatta dal consigliere regionale Samuele Astuti, ovvero un sì condizionato (concordato con le amministrazioni locali) al quadruplicamento del tratto Rho–Parabiago come obbligatoria opera prioritaria sotto il profilo temporale, alle compensazioni e mitigazioni ambientali e alla realizzazione della corsia di accesso ciclabile da Cardano al Campo al T2 di Malpensa. Tutte richieste respinte al mittente.

Il centrodestra spaccato

Meglio non va nel centrodestra, dove la Lega in Regione porta avanti il progetto mentre la Lega in maggioranza a Casorate e Cardano ora prova con un ricorso al Tar a ostacolarlo dopo aver ripetuto per anni di non voler fare i no Tav (a Casorate) o addirittura essersi dichiarata favorevole, chiedendo persino di realizzare in mezzo al bosco la stazione di Cardano al Campo.
Nel frattempo a Roma, dove il Pd governa con i 5stelle, i ministeri si sono costituiti in giudizio contro il ricorso al Tar dei Comuni. Insomma, come diceva la massima di Mao Tse -tung  tanto cara a Roberto Maroni (che da governatore della Lombardia diede il via al progetto), “Grande è la confusione sotto il cielo: la situazione è eccellente”. Perché il territorio litiga mentre il treno viaggia sempre più spedito verso l’apertura del cantiere.

La Regione stanzia 120 milioni di euro per la ferrovia Gallarate-Malpensa

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