Tamponi e quarantena: a queste condizioni la Fase 2 durerà poco

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Sono un operatore sanitario (Tecnico sanitario di Radiologia medica) in servizio in un ospedale della provincia di Varese e ho sentito il bisogno di scrivere questo piccolo documento e quali sono le mie preoccupazioni oggi, 23 aprile 2020, a distanza di due mesi dal paziente1 di Codogno. Mi sembra che malgrado la gravità della pandemia, qualcuno, in nome dell’economia, sottovaluti, parecchio, la possibilità di nuovi focolai. Concordo che bisogna ripartire ed entrare nella fase 2, ma ciò deve avvenire prendendo le giuste precauzioni, perché se non ponderiamo bene la ripresa rischiamo che la fase 2 duri ben poco. Mi auguro di sbagliarmi e di avere rassicurazioni, su quanto da me espresso, dagli esperti e da tutti quei politici che ogni giorno fanno a gara per deridere il proprio avversario politico, scordandosi che tra le varie responsabilità che determinano anche il loro lauto compenso c’è quella principale di tutelare la salute dei cittadini.  

1. Quali cittadini vengono sottoposti a tampone?

Per la maggior parte pazienti che hanno sintomi. Nelle ultime settimane si stanno eseguendo tamponi anche a cittadini asintomatici.

2. Cosa ha comportato fare tamponi soltanto a pazienti sintomatici?

Avere un quadro limitato alle sole persone positive, quindi disconoscere il reale numero di pazienti infetti.

3. Cosa vuol dire?

Vuol dire che i numeri che ascoltiamo tutte le sere sono limitati a questi pazienti e quindi tutte le supposizioni e/o le percentuali, ad esempio sul numero reale dei contagiati o sull’ R0= “numero di riproduzione di base” ovvero il parametro che misura la potenziale trasmissibilità di una malattia infettiva ( fattore contagiosità equivale a quanti pazienti può contagiare un positivo) non dimostrano la veridicità e/o l’affidabilità dei dati sui quali facciamo riferimento.

Ad inizio epidemia, siamo arrivati ad avere un R0=3, ogni paziente positivo ne contagiava 3, oggi dicono che siamo scesi a Ro=0,3-0,5. Alla luce di quanto detto, quest’indice è davvero affidabile?

Inoltre, altro dato da non sottovalutare, è che all’interno del numero dei tamponi conteggiati ogni giorno, un terzo fa riferimento a pazienti che già erano positivi e che vengono sottoposti, almeno altre due volte a tampone per verificare dopo la quarantena, se il paziente è guarito oppure no, di fatto, vengono inseriti come nuovi positivi ( in caso di mancata guarigione) anche i tamponi di pazienti che non si sono negativizzati al controllo e che di fatto erano già conteggiati.

4. Chi viene posto in quarantena?

Il paziente risultato positivo a tampone per coronavirus, se non necessità cure ospedaliere, viene sottoposto a quarantena ( 14 giorni ) presso il proprio domicilio a condizione che, possa soggiornare in un locale dove ci sia anche il bagno.
Contemporaneamente tutti i componenti del nucleo familiare vengo sottoposti anch’essi al medesimo stato di quarantena.

5. I familiari oltre ad essere sottoposti in quarantena vengono sottoposti anche a tampone?

No, nessun familiare viene sottoposto a tampone, almeno che, lo stesso non presenti multipli sintomi, quindi si ammali o quasi.

6. Quando finiscono la quarantena i familiari e il paziente?

La guarigione del soggetto è attestata da due tamponi negativi eseguiti dopo 14 giorni dalla risoluzione dei sintomi clinici della malattia. Tale diagnosi sancisce anche la fine della quarantena dei familiari. Durante il periodo di quarantena quotidianamente il paziente e i familiari devono aggiornare il proprio medico o l’ATS di appartenenza sull’evoluzione del proprio stato di salute.

7. Quando il paziente viene giudicato guarito, il familiare può uscire?

Si. Una volta che il paziente risulta negativo ai due tamponi, automaticamente, praticamente sulla fiducia, tutti i familiari possono andare a far la spesa o in farmacia o uscire, durante la fase 2, senza aver eseguito nessun tampone, ne all’inizio ne alla fine della quarantena.

8. Il non aver fatto i tamponi ai familiari posti in quarantena, cosa comporta?

Oltre al grandissimo rischio di mandare in giro, al termine della quarantena, potenziali pazienti positivi asintomatici, comporta la mancata raccolta dati relativa ad alcune informazioni statistiche importantissime, come ad esempio:

a) Quanti familiari erano positivi all’inizio della quarantena?

b) Quanti familiari erano negativi all’inizio della quarantena?

c) Quanti familiari che ad inizio quarantena erano negativi, si sono positivizzati ?

d) Quanti familiari che erano positivi all’inizio della quarantena, al termine si sono negativizzati?

e) Da i suddetti dati si potrebbe evincere sull’utilità o meno della quarantena familiare o se sarebbe più opportuno porre i pazienti in vero e proprio stato d’isolamento.

9. Quali potrebbero essere i pericoli durante la fase 2?

I primi pericoli saranno quelli dovuti agli inevitabili incroci che avverranno tra cittadini/familiari positivi asintomatici che fino a ieri erano rinchiusi in casa e che dall’inizio della fase 2 entreranno sempre più a contatto con tutti gli altri cittadini/familiari che non hanno mai smesso di lavorare e che come i provenienti dalla quarantena potrebbero essere positivi asintomatici.

10. Cosa fare?

Prima dell’inizio della fase 2, per ridurre al minimo la possibilità di nuovi focolai, sottoporre tutti i familiari oggi in quarantena a causa di un parente positivo, per poi finire con tutti gli altri.

11. Quali regole per il personale sanitario?

Discorso a parte merita il personale sanitario. Ad oggi la legge prevede che se un operatore sanitario dovesse entrare in contatto con un paziente Covid positivo ed indossava tutti i dispositivi di protezione individuale (DPI), lo stesso non viene considerato contatto.

Se invece durante il contatto non indossava tutti i dispositivi, perché non si conosceva la positività, l’operatore sanitario dovrà continuare a lavorare, almeno che non abbia la febbre sopra i 37,5 o presenti altri sintomi, a quel punto e soltanto a quel punto, potrà essere sottoposto a tampone.

In seguito a questa normativa ne deriva che, gli operatori sanitari che all’interno del proprio nucleo familiare abbiano un positivo, non vengono sottoposti a quarantena.

Appare evidente la necessità di eseguire tamponi a tutti gli operatori sanitari e a tutte le forze dell’ordine e di emergenza onde evitare possibili contagi, spezzando una pericolosa catena che comprende, non per ultimo, anche la salute degli operatori stessi. Una cosa è affrontare il contagio in uno stato di buona salute e quindi in una fase asintomatica, altra cosa è affrontarlo quando lo stato diviene critico.

Concludendo, mi permetto di sottolineare che è ridicolo dover vedere certe circolari di aziende ospedaliere della nostra zona inviate ai propri dipendenti dove comunicano che hanno approntato un calendario per eseguire i tamponi per una diagnosi precoce da infezione da coronavirus, e che gli stessi verranno effettuati entro il 29 maggio. Test per una diagnosi precoce dopo 3 mesi? Ma di cosa stiamo parlando?

Un operatore sanitario

Tamponi quarantena Fase 2 – MALPENSA24