Tassa sul rumore, dalla Regione il primo no della giunta Fontana

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MALPENSA – Dopo il blocco imposto dall’ex governatore Roberto Maroni, non sarà nemmeno Attilio Fontana ad applicare l’Iresa, la tassa sul rumore che le compagnie aeree dovrebbero pagare come compensazione dei disagi provocati attorno agli aeroporti lombardi. L’assessore Raffaele Cattaneo (Ambiente), in un incontro a porte chiuse avvenuto nei giorni scorsi con una rappresentanza dei sindaci dell’intorno aeroportuale di Malpensa, è stato perentorio: in campagna elettorale il centrodestra ha promesso che non avrebbe aumentato l’imposizione fiscale. Dunque, l’Iresa resta congelata.

Il faccia a faccia

Poco trapela dal faccia a faccia avvenuto qualche giorno fa tra l’assessore varesino e la delegazione del Cuv composta dai sindaci Stefano Bellaria (Somma Lombardo), Filippo Gesualdi (Ferno) e Claudio Montagnoli (Arsago Seprio). Pare però che gli stessi amministratori locali – dopo avere studiato attentamente il regolamento approvato da Regione Lombardia – stiano valutando seriamente l’ipotesi di mollare il colpo. Hanno scoperto infatti che soltanto una piccola parte dell’Iresa finirebbe nelle casse dei Comuni, mentre la parte sostanziale (si parla del 90%) rientrerebbe all’interno del bilancio regionale, finendo per disperdersi. Il rischio, dunque, è di vincere una battaglia pirrica, perché nei fatti ancora una volta rimarrebbero senza le risorse necessarie per le mitigazioni ambientali. I sindaci rimangono convinti di dover ottenere le risorse necessarie per abbattere i disagi provocati dal rumore nonché per procedere al completamento dei sistemi di monitoraggio del rumore, al disinquinamento acustico, al miglioramento generale della vivibilità dei territori coinvolti dalle attività aeroportuali e all’eventuale indennizzo delle popolazioni residenti nelle aree aeroportuali, così come definito dal decreto ministeriale del 31 agosto 1997. Ma, a questo punto, forse l’Iresa non è lo strumento più idoneo. Ciò non significa che siano pronti ad arrendersi. Ecco perché all’assessore all’Ambiente hanno fatto capire che, con l’Iresa o con qualsiasi altro mezzo, è arrivato comunque il momento di trovare le risorse per far fronte a una situazione già oggi iniqua per i territori attorno a Malpensa.

Che cos’è l’Iresa

Dopo Campania e Lazio, pare proprio che non sarà la Lombardia la terza regione ad applicare l’Iresa, un acronimo che sta per Imposta regionale sulle emissioni sonore degli aeromobili civili, ovvero una tassa che i vettori dovrebbero versare alle Regioni in proporzione all’inquinamento acustico provocato, con gli introiti da reinvestire per interventi di mitigazione ambientale. Per il territorio attorno a Malpensa vorrebbe dire milioni di euro all’anno, ma l’incasso è pari a zero perché la Lombardia non la applica. Sono risorse che dovrebbero servire – così come indicato dalla legge 342 del 21 novembre 2000 – al completamento dei sistemi di monitoraggio del rumore, al disinquinamento acustico, al miglioramento generale della vivibilità dei territori coinvolti dalle attività aeroportuali e all’eventuale indennizzo delle popolazioni residenti nelle aree aeroportuali. La Lombardia risulta la prima ad averla recepita, ma non l’ha mai applicata. In Piemonte, regione che lo scorso anno era stata a un passo dall’applicazione, venne stimato che i costi aeroportuali per le compagnie aeree sarebbero aumentati del 24 per cento. Un Boeing 737 in partenza da Caselle avrebbe pagato dunque 186 euro contro i 162 di oggi. Soldi che Regione Lombardia da anni rinuncia a prelevare, lasciandoli nelle casse dei colossi del cielo. Un regalo che gli amministratori del territorio attorno a Malpensa non sono più disposti a tollerare.

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