I sindaci trascinano Malpensa in tribunale. «Il dialogo è finito»

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MALPENSA – La fase del dialogo è finita. I nove sindaci dell’intorno aeroportuale di Malpensa sono pronti a trascinare i vertici di Enac e Enav in tribunale. Il motivo? Gli  stessi di cui si discute da vent’anni, ovvero dalla nascita di Malpensa 2000: il rumore degli aerei in decollo, il rispetto delle rotte e del decreto D’Alema, i voli notturni. Tre mesi fa, nel primo storico vertice in aeroporto con le compagnie aeree al tavolo, gli amministratori avevano chiesto una serie di accorgimenti, alcuni davvero molto semplici, per mitigare l’impatto dello scalo sulle popolazioni di sedime. «Richieste totalmente disattese», sottolinea il primo cittadino di Casorate Sempione, Dimitri Cassani. Per questo motivo è arrivata l’ora di affidare tutto a un legale.

La pazienza è finita

«Abbiamo raggiunto la soglia massima di tolleranza ed esaurito la disponibilità di essere ragionevoli», scrivono i sindaci del Cuv (Arsago, Cardano, Casorate, Ferno, Golasecca, Lonate, Samarate, Somma e Vizzola) nella lettera inviata a Enac, Enav e Sea. «Abbiamo cercato in ogni modo civile e democratico, di garantire la convivenza, in ogni caso difficile, tra aeroporto e territorio, ma a questo punto ci sentiamo presi in giro e non siamo più disposti tollerarlo». E ancora: «Oggi noi sindaci prendiamo atto che il confronto costruttivo è finito, lo abbiamo inseguito con estremo impegno e determinazione. Non abbiamo altra scelta che trasferire lo stesso impegno e determinazione, portando le nostre richieste in altre sedi, dove siamo certi verrà riconosciuta la nostra dignità e rappresentatività istituzionale».

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Le richieste disattese

Erano sei gli impegni assunti al tavolo lo scorso febbraio e, secondo gli amministratori locali, totalmente disattesi: il rispetto del decreto D’Alema, l’impegno a effettuare i decolli a fondo pista, il rispetto puntuale delle Sid d’uscita (le rotte di decollo), l’adozione di procedure atte a ridurre il contenimento del rumore al suolo, l’impegno a evitare il sorvolo dei centri abitati, il rispetto puntuale degli orari stabiliti, in particolare il divieto di decollare a nord dopo le 23.30. «E invece tutte le notti decollano i voli cargo come nulla fosse», sottolinea Stefano Bellaria (Somma). Il rispetto delle regole in brughiera, secondo i sindaci, è un optional, perché le deroghe giustificate parandosi dietro alle procedure di sicurezza sono la normalità. «Vi ricordate il Milan bloccato in aeroporto a Vienna per una notte dopo la partita di Coppa dei Campioni?», ricorda Claudio Montagnoli (Arsago). «Gli austriaci non vollero sentire ragioni. Lì l’aeroporto di notte è chiuso e non parte nessuno. Nemmeno il Milan di Berlusconi». Altro che deroghe. «Il diritto alla salute – aggiunge Cassani – prevale sul diritto, legittimo, dell’aeroporto a fare business».

Ci delolcalizzeranno tutti

«Eppure non avevamo chiesto cose impossibili», dice con evidente rammarico il presidente del Cuv, Filippo Gesualdi. Ancora più amareggiato appare Montagnoli (Arsago), ormai prossimo alla scadenza del suo quarto mandato in fascia tricolore. «Sul tema Malpensa ho purtroppo la sensazione di aver combinato poco pur avendo fatto tanto. Da tempo ripeto che la compatibilità tra aeroporto e territorio non esiste. Qui stiamo facendo morire la gente e la gente è stufa. Subiamo disagi, inquinamento e traffico, non dormiamo e per che cosa? Non riceviamo un soldo e soltanto il 18 per cento dei lavoratori sono nostri concittadini, oltretutto troppo spesso assunti con contratti capestri. E’ ora che i vertici aeroportuali siano onesti nei nostri confronti: ci dicano che vogliono un aeroporto da 70milioni di passeggeri e che devono delocalizzarci tutti, come hanno fatto con Case Nuove, Lonate e Ferno vent’anni fa».

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