Agorà: in provincia avanti col centrodestra, ma con lo sguardo al Pd

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Marcello Pedroni, presidente di Agorà, l’associazione culturale azionista di maggioranza di Forza Italia nel Varesotto. Con la sconfitta di Lonate Pozzolo, i berlusconiani sembrano arrancare sul territorio. Pedroni, qual è il suo parere?
“Premesso che parlo a nome di Agorà, che non tutti i nostri soci sono organici a Forza Italia, su Lonate Pozzolo ci sono da fare alcune correzioni rispetto a quanto si va dicendo in giro dopo le elezioni del 10 giugno”.

Correzioni, di che genere?
“E’vero che la candidata sindaco era forzista, ma la lista unica ha determinato che gli eletti in consiglio comunale siano tutti di Forza Italia. Questo dato, sommato al 10 per cento ottenuto dal Grande Nord, dimostra che a perdere le elezioni è stata in primo luogo la Lega. Poi, con la Lega, l’intera coalizione, il che non è di sicuro un dato positivo”.

Lega che a marzo conquistò comunque il 33 per cento. Pedroni, mica bruscolini
“A marzo, Grande Nord a Lonate, prese 80 voti e a giugno 450. All’ultimo giro, quello amministrativo, a cedere consensi non è stata Forza Italia. Poi ciascuno legga questo risultato come meglio crede, ma i numeri parlano chiaro”.

Pedroni, sembra voglia mettere in discussione il centrodestra in provincia di Varese. Ci sbagliamo?
“Non è questo il punto”.

Qual è, allora?
“Intanto sono anch’io convinto che Forza Italia stia vivendo un momento di difficoltà determinato da due fattori fondamentali. Il primo: il mancato rinnovamento. Senza nulla togliere a Silvio Berlusconi, ritengo che il rinnovamento passi dai congressi per drenare dalla periferia i quadri migliori. Come è sempre accaduto nella storia dei partiti. Il secondo motivo riguarda l’elettorato moderato, che rappresenta ancora la maggioranza degli italiani. Elettorato che però è confuso, senza riferimenti veri perché mancano programmi affidabili. Così si disperde verso altri lidi”.

Come se ne esce?
“La prima cosa da fare è riunire i centristi, i gruppi moderati, coloro cioè che si riconoscono in una linea comune, di moderazione. Bisogna tornare ad essere quello che è il Ppe in Europa, cioè il gruppo di maggioranza relativa”.

Ppe o riedizione del Pdl?
“Il Popolo delle libertà è oggi un modello insufficiente. Bisogna aggiungere i gruppi civici e la parte più disponibile e moderata dal Partito democratico”.

Parte moderata del Pd: fine del centrodestra, dunque?
“Mettiamo i puntini sulle i. Per quanto riguarda il Varesotto e, nello specifico per quanto riguarda Villa Recalcati, i democrat ci hanno sempre chiuso la porta in faccia, non hanno mai dimostrato disponibilità al dialogo. Quindi, sic stantibus rebus, in provincia di Varese non potremmo che rinnovare l’alleanza di centrodestra. Che tra l’altro governa con successo le più importanti città e si oppone unito nel capoluogo alla giunta di centrosinistra”.

Ma scusi, non ha appena detto che bisognerebbe apire il confronto con la parte più moderata del Pd?
“E’una eventualità che mi permetto di segnalare a livello nazionale. Qui da noi il discorso è diverso. E, comunque, ricordo che le mie sono dichiarazioni in qualità di presidente di una associazione, non di Forza Italia. Il discorso va però impostato in un altro modo”.

Pedroni, quale modo?
“Dobbiamo tutti recuperare la fiducia dei cittadini. L’astensione a Lonate Pozzolo è un segnale preciso, che non può passare inosservato”.

Recuperare fiducia, intanto proprio in Forza Italia a Varese nascono componenti interne contrapposte. C’è chi mette in discussione la vostra leadership.
“Mai come in questo momento è necessario restare uniti. Sì ai chiarimenti, sì al confronto, sì alle critiche costruttive, no alle divisioni. Se ciò accadesse sarebbe un clamoroso errore”.

Qualcuno sostiene che Agorà, detentrice di un notevole patrimonio di voti, potrebbe addirittura lasciare Forza Italia. E’ vero?
“Agorà si riconosce in Forza Italia, ma non è un tutt’uno. Detto questo, non abbandoneremo il partito. Io per primo sono un attivista di Forza Italia”.

E se le cose non dovessero cambiare come lei auspica
“Si va verso una lenta, inesorabile estinzione”.

Molti berlusconiani sono già pronti a confluire nella Lega.
“Cosa che piacerebbe al governatore della Liguria, Giovanni Toti. Ma non potrà essere cosi. Non credo serva a qualcuno, né a noi né alla Lega, che si confluisca tutti nel partito di Matteo Salvini”.

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