Il Tempio Civico di Busto compie sessant’anni: «Ora tocca ai giovani»

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BUSTO ARSIZIO – «Ho fatto tutto quello che ho potuto, ma ora tocca ai giovani». Nella serata di ieri, venerdì 7 giugno, si è celebrato a Busto Arsizio il sessantesimo anniversario del Tempio Civico, luogo inscindibilmente legato all’opera di Angioletto Castiglioni, sopravvissuto al campo di concentramento di Flossenbürg, che lo animò per renderlo un centro di educazione civica. Chiara Milani, giornalista e socia di Junior Chamber International, ha presentato la ricorrenza alla presenza del sindaco Emanuele Antonelli, di Gigi Farioli, assessore all’Educazione, e Valerio Mariani, presidente del consiglio comunale, nonché delle associazioni e dei cittadini.

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La lettera di Liliana Segre

Dopo la messa celebrata da monsignor Severino Pagani, Antonelli ha ripercorso la storia della chiesa, nata nel diciottesimo secolo come Beata Vergine delle Grazie-Sant’Anna, diventata con Giovanni Rossini Tempio Civico riservato al ricordo dei Caduti. «Non solo uno spartitraffico», ha proseguito citando la poetessa Marisa Ferrario Denna, «ma un luogo della memoria dove coltivare la speranza per il futuro». Accompagnate dai canti degli alpini della sezione di Varese si sono avvicendate le riflessioni, a cura delle associazioni presenti, sul tema “Testimoni di pace oggi”. A introdurle sono state le parole di Liliana Segre, sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz e senatrice a vita, la cui lettera è stata letta da Jessica Bosatelli. Lodando l’opera compiuta nell’edificio, che conserva un’urna con il terreno dei lager, ha avvertito che «problemi che si credevano archiviati come solo un ricordo del passato, si ripropongono in forme sempre più preoccupanti, senza che ci sia una risposta dall’opinione pubblica o dalle autorità. È necessaria allora una battaglia, perché l’esistenza della diversità sia riconosciuta come condizione irrinunciabile per la pace».

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Pace non è solo la cessazione dei conflitti

«Per noi orfani non ci sono né vincitori né vinti, l’umanità in guerra perde tutto», ha dichiarato Sergio Ferrario, presidente provinciale dell’Associazione Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi in Guerra, che perse il padre soldato e poté riabbracciarlo solo sessant’anni dopo la sua scomparsa, quando finalmente riuscì a recuperarne le spoglie. «Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio»: Giovanna Bonvicini, appartenente alle Infermiere Volontarie della Croce Rossa, ha descritto attraverso il diario di Sorella Renata Cotroneo l’ultimo giorno di Maria Cristina Luinetti, caduta nel 1993 nella missione di pace a Mogadiscio. Franco Montalto, capogruppo degli alpini a Busto, ha messo in evidenza una definizione più ampia, e legata alla tutela dei diritti umani, di pace: «Già nell’antica Grecia non significava solo la cessazione dei conflitti militari, ma un obiettivo da perseguire tutti insieme». Anna Maria Habermann, autrice di “Labirinto di carta”, libro sulla tragedia che colpì la sua famiglia durante la Shoah, ha messo in guardia le giovani generazioni: «Se manca la conoscenza della storia, non ci sono gli anticorpi della memoria e ci si espone alle falsificazioni». Dopo la lettura di una poesia di Luigi Caldiroli da parte di un commosso Antonio Tosi, presidente di Aubam, Milani ha concluso auspicando che tutti i ragazzi di Busto facciano loro l’eredità morale di Angioletto e ricordando il contributo di Jci per l’adesione della città al network “Sindaci per la pace”.

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Il “Viaggio della Memoria”, ambizioso progetto educativo

All’interno del palazzo comunale, dove erano presenti le mostre “L’architettura al servizio della città, il passato e il presente del quartiere di Borsano” e “Memoria, memorie”, a cura rispettivamente dei licei Candiani e Crespi, è stato presentato in sala consiliare “Il Viaggio della Memoria”, a cura del tavolo “La Storia ci appartiene”. «Ambizioso progetto educativo che si basa sul protagonismo giovanile» e sarà incentrato sulla figura di Angioletto Castiglioni, è stata illustrato da Farioli e dalle professoresse Maria Bottini e Anna Ferrario: l’obiettivo è organizzare un viaggio a ottobre per visitare il campo di concentramento di Flossenbürg. Non si limiterà agli studenti ma coinvolgerà una rappresentanza del Comune e delle associazioni che vorranno aderire. «Ogni ragazzo sarà adottato dalla città e da una specifica associazione che se ne farà carico»: le iniziative precedenti hanno interessato studenti, docenti e testimoni della memoria e la prossima, rispettando la cadenza biennale che il percorso richiede, renderà i testimoni i ragazzi stessi, nonché tutor ed educatori nei confronti dei compagni più giovani.

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