Trent’anni di Liuc nelle storie di successo dei suoi laureati. “Diventati grandi”

Da destra: Alessandro Pozzi, Zane Benike e Gianfranco Catrini

CASTELLANZAGianfranco Catrini, matricola numero 1 della LIUC trent’anni fa, arrivò per il colloquio di ammissione «con l’autobus della Stie»: oggi è CEO di Green Energy Investments e vive tra il Connecticut e il Brasile. Zane Benike, da Riga in Lettonia, avrebbe dovuto rimanere a Castellanza «solo per quattro mesi», poi scoprì ingegneria gestionale: ha iniziato a fare carriera in Whirlpool dopo la tesi di laurea specialistica e oggi è head of international marketing della startup Shopfully. Nadia Toppino ricorda che alla Liuc le «dicevano “tu non sei fatta per questo mestiere”» e oggi è una food blogger di successo. Sono alcune delle storie di successo raccolte dall’Università Cattaneo nel volume “Trent’anni alla LIUC”, curato dal professor Andrea Martone per celebrare i laureati più brillanti e significativi dell’ateneo di Castellanza.

“Come diventare grandi”

Storie che partono «dall’emozione di quando da bambini ci chiedevano cosa fare da grandi», sottolinea il Rettore Federico Visconti, rimarcando il tema dell’«investimento nel patrimonio intangibile» che è il vero grande asset della LIUC. «Storie molto diverse e persone molto diverse che le hanno scritte» rivela il professor Martone, che ha curato questa carrellata di 33 laureati emblematici transitati da Castellanza, in gran parte manager e imprenditori, ma anche giudici e, appunto, food blogger, su cui ha costruito il libro.

I pregi della LIUC

«Concretezza, rigore e vicinanza alle imprese sono le parole che ricorrono» nelle storie, come fa notare Martone, «ma anche internazionalità, del campus e del modello educativo, e possibilità di creare relazioni». Zane Benike ammette di aver ricevuto alla LIUC «un ventaglio di competenze molto utile per la mia carriera», mentre Alberto Rossi, oggi Thought Leader in Data & Analytics di Shell, nel libro ammette che della LIUC gli sono rimasti «attenzione alle persone, fiducia reciproca, umiltà, spirito di collaborazione e approccio imprenditoriale».

La formazione dell'”hardware”

Alessandro Pozzi, matricola numero 300 del primo anno, oggi Head of Retail & Wholesale Distribution di Eurizon Capital SGR, ricorda «lo spirito imprenditoriale visto nei docenti giovani e ambiziosi» delle origini, guidati dal «demiurgo Camillo Bussolati», come «la cifra che ha attratto tutti e che era nel DNA di chi aveva fondato la LIUC». Una sorta di «hardware» che ha formato generazioni di laureati. «Era l’università degli industriali di una delle aree più sviluppate del Paese, si andava a colpo sicuro» rivela Gianfranco Catrini, che arrivava da Nicosia, in Sicilia.

Amarcord

C’è spazio anche per qualche “chicca” di amarcord, come una «visita alla Mivar» di Abbiategrasso, quando il fondatore Carlo Vichi rimproverò uno studente dicendogli “si tolga le mani dalla tasca per rispetto di coloro che lavorano”. Oppure l’esame della Prof. Anna Gervasoni che Catrini ancora non dimentica: «Mi diede 27, ma io meritavo di più».

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