“Like a song”, Lorenzo Pisani racconta dolore e terapia con U2 e scrittura

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MARNATE – «Tutto è nato da un dolore, la scrittura è stata la mia terapia in un momento di sconforto». Una gravidanza interrotta e la perdita di un bambino: Lorenzo Pisani ne ha raccontato la storia in “Like a song”, libro realizzato insieme alla giornalista Marilena Lualdi, con le canzoni degli U2 come filo conduttore.

Un percorso di procreazione assistita

«Io e Pamela, mia moglie, ci conosciamo da dieci anni e siamo sposati da sette. Desideravamo avere un figlio, allargare la nostra famiglia. Dopo aver provato più volte senza successo, ci siamo rivolti all’ospedale San Carlo di Paderno Dugnano per un percorso di procreazione assistita. Pamela è riuscita a rimanere incinta, ma al quarto mese di gravidanza abbiamo perso il bambino». Pisani si accorse di avere vicino tante persone, ma anche che le stesse coppie che avevano passato con loro quei mesi si sentivano sole e abbandonate: «Ho cercato qualcosa da leggere, perché la lettura mi è sempre piaciuta tantissimo. Sul tema ho trovato pochi testi, perciò mi son messo a scrivere. È stata quella la mia terapia, grazie a Marilena Lualdi. Dopo che le ho mandato alcuni capitoli, mi ha detto che funzionavano e dovevo andare avanti».

Un’ancora di salvezza

«Abbiamo raccontato questi nostri dieci anni, anche divertendoci, perché soprattutto all’inizio della storia mia e di Pamela ci sono alcuni passi molto divertenti. L’obiettivo è portare all’attenzione ciò che passa una coppia che intraprende la procreazione medica assistita, sensibilizzare un po’ la gente sul tema, perché non è così semplice. Nonostante tutto ci consideriamo fortunati, anche per l’incontro con persone come Marco e Stefania Cirigliano, amici che hanno perso la loro bambina a due mesi di vita. Fondatori dell’associazione “La casa di Chiara”, sono stati una risorsa per tutto l’ambiente che frequentiamo».
Ogni capitolo del libro è legato a una canzone degli U2: «Nei momenti più difficili, quando andavo in macchina al lavoro, mi rifugiavo nella musica. Seguo gli U2 fin da bambino, li ho visto tantissime volte in concerto e per ogni brano ho un ricordo con Pamela. La musica mi ha salvato la vita, come fa con tutti quelli che ne sono appassionati. Sei triste e pensi: “Anche a questo giro è andata male”. Quando passa un pezzo degli U2, o del tuo gruppo preferito, ti fa tornare il sorriso: per me sono stati un’ancora di salvezza».

Un’umanità incredibile

«Volevo dire a chi ha avuto esperienze simili alla nostra che non siamo soli, abbiamo avuto tante persone che ci sono state vicine, un ringraziamento speciale va a loro. Soprattutto ai medici, perché al San Carlo, con le dottoresse Zaffaroni e Bernasconi, abbiamo trovato un’umanità incredibile. Ho anche avuto la fortuna di avere il mio compagno di banco del liceo che è ginecologo, ha aiutato Pamela.
L’unica cosa veramente politica che ho messo, e che mi urtò ai tempi, è che si fosse investito così tanto per il Fertility Day. Sarebbe stato meglio dare i soldi a medici e infermieri che ogni giorno si sacrificano con passione e abnegazione. Abbiamo delle eccellenze nel territorio, come l’ospedale Del Ponte di Varese, che andrebbero valorizzate. In ogni caso penso che con noi la vita sia stata generosissima. Ci ha dato tanti amici, quindi non siamo sfortunati, anzi, siamo molto fortunati. Proprio per questo voglio portare all’attenzione la nostra storia».

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