Un anno di guerra, non possiamo assuefarci

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Venerdì 24 febbraio ricorre l’anniversario della invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
Dopo ormai un anno dall’inizio di questa terribile guerra, il Popolo ucraino sta tuttora soffrendo sotto continui attacchi di missili e bombe. Migliaia di morti e migliaia di bambini deportati, un inverno al freddo e tanta distruzione, povertà e devastazione. Da più parti si levano voci perché tutto questo cessi. Si chiede con forza la possibilità di una tregua per avviare un dialogo di pace.

La situazione è davvero complicata perché esige di coniugare, contemporaneamente, la giusta difesa dell’Ucraina, il rispetto dei suoi confini, il rispetto del Diritto Internazionale, violato dalla Russia, con la necessità di porre fine alla guerra.

Quali strade percorrere? La comunità internazionale, da una parte, non può chiedere al popolo ucraino di rinunciare a pezzi di territorio e, dall’altra, può, in modo più determinato di quanto stia facendo fino ad ora, cercare soluzioni reali di pace. Perché la pace si realizzi occorre che grandi potenze come gli Stati Uniti e la Cina tornino a parlarsi, rinuncino a trarre vantaggi propri da questo disumano conflitto, non cerchino di guadagnare terreno attraverso nuovi equilibri mondiali, non cerchino di conquistarsi, sulla pelle di Popoli inermi, maggiori spazi commerciali e/o maggiore potere nell’assetto geopolitico mondiale.

In questo contesto, all’Europa spetta un compito gravoso, ma indispensabile, quello di costruire una propria strategia verso la pace. Chiarezza in ordine all’alleanza di cui fa parte, ma altrettanta determinazione nel sostenere la ricerca di ogni strada possibile per la pace. L’Europa deve continuare a sostenere l’Ucraina e, nello stesso tempo, deve porsi nei confronti della comunità internazionale con una propria credibile proposta di pace.

Con Papa Francesco diciamo: «Non dobbiamo assuefarci davanti a tutto ciò, quasi dando per scontata questa Terza guerra mondiale a pezzi che è diventata una Terza guerra mondiale totale. Alla vigilia dello scoppio della seconda guerra mondiale, il servo di Dio Pio XII ricordò al mondo che «nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra. Ritornino gli uomini a comprendersi. Riprendano a trattare. Trattando con buona volontà e con rispetto dei reciproci diritti si accorgeranno che ai sinceri e fattivi negoziati non è mai precluso un onorevole successo».

Acli provinciali Varese

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