Un monsignore civico a sua insaputa

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Monsignor Severino Pagani
di Gian Franco Bottini

 

“Civico e civismo”: sono termini assai inflazionati di questi tempi, propinati come accattivanti caramelle da Sindaci acrobati che li usano come asta di equilibrio su una fune tenuta tesa da minacciosi Partiti, da partiti sull’orlo della disperazione per la perdita di consenso, da politici nel panico per la precarietà odierna e futura dei loro scranni e dai tanti, definiti da qualcuno “leoni da tastiera”, che pur non conoscendo il vero significato dei termini li ritengono argomenti utili per poter scalare le vette della loro vanità nello sconfinato mare magnum dei social.

Noi, con un briciolo di presunzione nascente da una oramai lunga frequentazione dell’argomento, pensiamo di avere una buona conoscenza di valori, difetti, errori, difficoltà, successi ed insuccessi, sogni, realtà e ruolo di quello che realmente è il “civismo”.
Sulla base di questo briciolo di presunzione ci permettiamo perciò, con tutto il rispetto per il suo importante ed insostituibile ruolo, di nominare “Civico ad honorem” Monsignor Pagani, Prevosto di Busto Arsizio.

Nel corso del suo cauto, e per certi versi scontato, intervento di augurio natalizio agli amministratori e dipendenti comunali, con un paio di suggerimenti espressi con la semplicità di chi crede in quello che dice, ha fissato , sicuramente a sua insaputa, un paio di concetti “ politici “ che hanno definito lo spirito del “civismo” molto meglio di quanto noi, civici praticanti, abbiamo probabilmente saputo fare in tanti anni di bla-bla-bla sia scritti che parlati.

Ci permettiamo di trasferire il Suo pensiero in quanto lo riteniamo di una valenza extra-cittadina e completamente inserito in un ragionamento allargato che ha recentemente coinvolto amministratori di tutta la nostra provincia. “Le divisioni sui temi generali ci sono e ci saranno sempre, ma sono certo che l’amministrazione possa dimostrarsi più alta della politica… La dinamica locale non deve essere schiava di visioni più ampie… Se c’è un tombino da riparare non ci sono divisioni di colore che tengano per provvedere. Sono certo che si possa fare così anche su questioni più importanti… in modo che si lavori assieme per realizzarle”

Queste le Sue parole; e cosa di diverso da quanto da noi sempre richiesto sulla distinzione, e non soggiacenza, degli interessi di una comunità da quelli della politica? Cosa di diverso da quanto da noi richiesto sulla non sudditanza degli amministratori ai dettami partitici di appartenenza o, peggio, di sostegno? Nulla. Cosa di diverso da quanto, sempre da noi richiesto, circa la valorizzazione delle idee per la loro bontà, senza preconcetta bocciatura di provenienza? Nulla. Quanto di diverso da quanto invece regolarmente avviene ? Molto

E’ per tale ragione che, egregio Monsignore, ci siamo permessi di attribuirLe quello che per noi è un alto riconoscimento, senza ovviamente richiederLe adesioni e consensi, ma avvertendola che anche lei, come noi, probabilmente impatterà con i suoi sogni in qualche delusione. Questo perché le cose che Lei (e noi con Lei!) ha detto “non pagano” in termini di potere e di vanità, e Lei , ce lo conceda, avrebbe dovuto concludere il ragionamento affondando il discorso e puntandolo sulle Persone, sulle loro vanità, sulla loro arroganza, sulla fame di potere, sulla immodestia. A scanso di equivoci chiariamo che stiamo parlando della Persona-amministratore in generale, anche se è evidente che nella piramide di comando l’importanza e le responsabilità decrescono dal vertice verso la base.

Ma Monsignor Pagani, con la sua elegante misura, non si è limitato a questo suggerimento ma ha pregato di dare ai giovani “una scuola di politica comune, che vada oltre gli schemi di appartenenza e li renda partecipi di un impegno (ndr :quello amministrativo) che resta una altissima forma di carità”. La ringraziamo Monsignore per aver nobilitato questo che è il messaggio che noi “Civici conclamati” cerchiamo di diffondere, incassando sonore ma stimolanti sconfitte da quello che sembra essere l’unico argomento aggregativo dei giovani d’oggi: lo smartphone.

Ma vogliamo dare anche noi un contributo, certi che Monsignore lo potrà condividere. Va bene la chiamata ai “giovani” ma ci chiediamo dove siano gli “anziani” (ndr: solo una distinzione generazionale, ovviamente lunga vita a tutti!); dove sono i professionisti stimati e disinteressati, gli imprenditori operosi e lungimiranti, i cittadini con un bagaglio pieno di esperienza, che una volta sentivano la necessità di mettersi generosamente a disposizione della propria comunità per quella che rappresenterebbe una “altissima forma di carità”?

Noi, Civici veri e conclamati, li aspettiamo e ringraziamo Monsignor Pagani per aver donato alla città, con i suoi pensieri di indiscutibile sincerità, un indirizzo che forse nemmeno Lui valuta nella sua grande importanza e che la città non potrà certo ignorare.
Tanti auguri anche a Lei, Monsignore.

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