Una nuova sanità per Busto e Gallarate: la firma il direttore generale dell’Asst

GALLARATE – La prima notizia: il polo ospedaliero unico tra Busto Arsizio e Gallarate si farà. “I signori del no possono smettere di perdere tempo: la Regione oramai ha deciso”. Lo ribadisce Leonardo Martucci, consigliere comunale di Forza Italia, durante la riunione congiunta a Palazzo Borghi delle commissioni Capigruppo, Welfare e Territorio, quest’oggi, lunedì 18 marzo. Il tema: il futuro della sanità locale. Martucci fa un’affermazione scontata, ma mai ribadita abbastanza per le spinte contrarie all’ospedale in condominio tra le due città.

Fontana ha promesso: faremo le strade

La seconda notizia la dà il sindaco Andrea Cassani, ponendo fine ai dubbi sul sistema viabilistico per collegare il previsto nosocomio con il centro cittadino, dubbi che egli stesso aveva sollevato con l’obiettivo di ottenere legittime garanzie. Ecco il primo cittadino: “Ho parlato con il governatore Attilio Fontana, che mi ha assicurato che nulla verrà tralasciato anche per quanto riguarda strade e circolazione in funzione della nuova struttura. Ed io di Fontana mi fido”.

L’ospedale sotto casa non c’è più

La terza notizia porta la firma di Eugenio Porfido, direttore generale dell’Asst della Valle Olona: “L’ospedale sotto casa non esiste più”. Dichiarazione che passa quasi inosservata davanti alla platea di amministratori comunali che sino a quel momento avevano battuto un chiodo unico: la salvaguardia del Sant’Antonio Abate e delle sue peculiarità. Argomento che sottende un discorso di campanile rispetto a esigenze sanitarie che vanno oltre i concetti del qui e ora. “Dobbiamo cambiare il modo di ragionare”, risponde Porfido a chi, poco prima, aveva sollevato il problema del progressivo depauperamento del nosocomio di via Pastori in favore del Circolo di Busto Arsizio. L’obiettivo è un altro, ma forse non è ancora stato percepito: è la razionalizzazione dell’offerta curativa in un unico, moderno ospedale che possa garantire efficienza e funzionalità. Quando? “Nei tempi tecnici necessari per progettare e realizzare l’opera”. Cinque, sei, sette anni o forse più. Ma la meta oramai è quella. E certi discorsi, per giunta proposti da amministratori pubblici, sembrano arrivare da un “piccolo mondo antico”.

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Due ospedali che non sono in sintonia

Nel frattempo, ci mancherebbe, bisogna garantire l’operatività dell’esistente. Cosa non facile per la presenza di due nosocomi contigui, con una serie di unità gemelle che finiscono per contrapporsi. “Sarei già contento se si lavorasse tutti nello stesso modo”, lascia intendere Porfido che apre a uno scenario di vere o presunte disfunzioni. Una su tutte: i due sistemi informatici. Che ora stanno per essere unificati con una serie di innovazioni che porteranno presto alla cartella clinica elettronica.
Per tranquillizzare i consiglieri gallaratesi, Porfido, accompagnato dal direttore amministrativo Marco Passaretta, conferma la ristrutturazione del pronto soccorso e della rianimazione, “intervento che mi sono trovato avviato e che non avrei fatto se fosse dipeso da me: le rianimazioni con sei posti letto non hanno più senso”.

Garantire organici e sicurezza

Il direttore generale si sofferma anche sulla gestione dei pronto soccorso, sulla cronica carenza di personale, sui modelli organizzativi che in qualche modo e fino all’entrata in funzione del futuro ospedale, dovrebbero e potrebbero riassestare il flusso degli accessi. “Mi basti dire che la nostra Asst ha il maggior numero di accessi di tutti i pronto soccorso della Lombardia”.
Organici sottodimensionati, a cominciare dagli specialisti, e bandi già pubblicati per assumere medici e il problema dei Cup. Soluzioni anche per la sicurezza a Gallarate: telecamere, convenzioni con gruppi di volontariato, guardie giurate, inferriate per impedire l’ingresso in alcuni punti. Risultato? I clochard che stazionano di notte al Sant’Antonio Abate hanno ora la strada sbarrata.

Le richieste progettuali alla Regione

Infine, il progetto della futura struttura. Porfido informa che la Regione ha avuto un’ampia relazione sulle necessità da soddisfare, una sorta di studio analitico su cui impostare il progetto: necessità, posti letto, priorità, aspettative tecniche. Gallarate utilizzerà ancora il vecchio padiglione Boito (vincolato dalle soprintendenza ai beni arcihiettonici) per ospitarvi una serie di servizi territoriali e abbandonerà il resto (rimane irrisolto il complicato e delicato discorso urbanistico sul loro riutilizzo). Tutto in una logica di bacino e, soprattutto, in relazione alla moderne esigenze sanitarie, alle impostazioni nuove che cambiano, appunto, il modo di intendere cure, degenze e quant’altro forma l’attività di un ospedale proiettato nel futuro. Ospedale, ricorda Porfido, che conterrà tutte le attuali specialità e che dovrà mettersi in rete con i nosocomi del territorio. Un altro concetto difficile da far passare, ma ineludibile.

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