Usa, un nuovo far west

Negli Usa la vendita di armi è alle stelle

di Alessandro Belviso

Nel 1791 tra i 10 emendamenti del Bill of Rights spicca sicuramente il secondo: “il diritto del popolo americano di detenere e portare armi non sarà violato”. Ma questa legge, pensata per estendere le libertà dei cittadini, si sta rivelando controproducente. Secondo le indagini svolte dal Pew Research Center, il 42% degli americani possiedono almeno un’arma da fuoco. Con una differenza incredibile tra le stesse ed il numero di abitanti. Infatti per il Small Arms Survey, sono registrate ben 393,3 milioni di armi rispetto ai 330 milioni di cittadini. Di fronte a questa cifra, non sorprende la tendenza tutta statunitense alle stragi a causa delle armi. Spesso sono la East Coast ed il Sud a contare più morti (New York, Oklahoma, Florida, Texas), ma anche ad Ovest non mancano i problemi. Ogni anno nel paese si acquistano 300.000 armi al mese ed il numero è cresciuto esponenzialmente a partire dal 2008, per un business che ha toccato la quota di 240 miliardi di dollari. E dopo ogni strage c’è un picco di vendite, come nel caso del massacro della Sandy Hook Elementary School dove morirono 27 persone (perlopiù bambini) il 14 dicembre del 2020. Dopo quel giorno vennero vendute 2 milioni di pistole.

Le armi si possono trovare ovunque e a prezzi stracciati. Quella più comune, la classica 9mm, si può trovare di seconda mano a 400 dollari. Nuova va dai 500 ai 650 dollari. Un prezzo simile a quello proposto in Italia. Questo consente a tutti, potenzialmente, di averne una. Mediamente i killer hanno meno di 25 anni e sono descritti con una personalità “morbosa”. Solo in 2 casi l’età ha superato i 30 anni. Il problema è così grave che l’amministrazione Biden – dati del 2021 del Gun Violence Archive – detiene il triste primato del numero di sparatorie di massa nella storia degli Stati Uniti che in totale sono state 691, con 45.000 morti.

Le campagne di sensibilizzazione degli ultimi anni sembrano però portare alcuni frutti. Secondo i nuovi sondaggi governativi, più della metà della popolazione è favorevole ad una stretta sull’utilizzo e si definisce “fortemente preoccupata” per l’andamento della situazione. Ma limitare l’uso delle armi non è così semplice. La lobby dei produttori è potentissima. Basti pensare che in ogni campagna presidenziale diverse aziende produttrici finanziano i candidati per ottenere favori anche a costo di intralciare l’iter legislativo nei casi opportuni. Per esempio l’ex presidente Obama cercò dal 2008 di rafforzare i controlli sul possesso di armi ma le pressioni delle lobbies bloccarono al congresso per anni tali iniziative di legge. Il 24 giugno scorso il Senato ha approvato un decreto per rafforzare la sicurezza nelle scuole e ridurre le possibilità di acquisto di armi per persone inferiori ai 21 anni di età. Si tratta di un notevole passo avanti.