Vaccini, no-vax, filosofi e… Libertà

pellerin vaccino green pass

di Ivanoe Pellerin

Cari amici vicini e lontani, ormai non si riesce a parlare d’altro che di vaccini, tracciamenti e green pass. Anche i quattro amici al bar di Gino Paoli hanno smesso di voler “cambiare il mondo” ma si ritrovano a voler garantire la sicurezza per tutti. Su queste tematiche le dispute, ormai non solo a parole, e gli incidenti e gli scontri iniziano ad essere davvero pesanti e l’atmosfera si fa sempre più greve. La tentazione di voler rendere obbligatorio il vaccino è ormai molto diffusa e chi parla di Libertà (elle maiuscola) viene tacciato sbrigativamente come “no-vax”.

Credo di poter rivendicare di essere assolutamente, decisamente, sicuramente si-vax e non solo a parole. Nel dicembre 2020 io ed altri amici e colleghi ci siamo prontamente resi disponibili per intraprendere quell’azione a favore dei vaccini che ha reso possibile l’avvio della campagna vaccinale del Valle Olona dapprima in ospedale e poi, molto amplificata e ben organizzata, presso il Centro hub di Malpensa Fiere. Nessuno è più convintamente pro-vaccino del sottoscritto. Eppure quando parliamo di obbligatorietà mi corre un brivido nella schiena. Ho già accennato all’Art. 13 e 32 della costituzione più bella del mondo, secondo i quali nulla può essere fatto alla persona in ambito diagnostico o terapeutico senza un’adeguata informazione ed in seguito a ciò un adeguato consenso. Questo implica per logica che la persona è anche libera di non dare il consenso se l’informazione non l’aggrada. E non ha bisogno di fornire alcuna spiegazione. Gente mia, questa è Libertà (elle maiuscola).

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Ivanoe Pellerin

A questo punto i filosofi si scatenano e forse è il caso di far risuonare le parole di due intellettuali (pubblicate dall’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici) che non possono di certo esser considerati pericolosi sovversivi o no-vax, intendo Massimo Cacciari e Giorgio Agamben. Essi affermano: “Guai se il vaccino si trasforma in una sorta di simbolo politico-religioso. Ciò non solo rappresenterebbe una deriva antidemocratica intollerabile, ma contrasterebbe con la stessa evidenza scientifica. Nessuno invita a non vaccinarsi! Una cosa è sostenere l’utilità, comunque, del vaccino, altra, completamente diversa, tacere del fatto che ci troviamo tuttora in una fase di “sperimentazione di massa” e che su molti, fondamentali aspetti del problema il dibattito scientifico è del tutto aperto. La Gazzetta Ufficiale del Parlamento Europeo afferma con chiarezza: “È necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate, anche di quelle che hanno scelto di non essere vaccinate”. E come potrebbe essere altrimenti? Il vaccinato può contagiare e può ancora ammalare. … Le stesse case farmaceutiche hanno ufficialmente dichiarato che non è possibile prevedere i danni a lungo periodo del vaccino, non avendo avuto il tempo di effettuare tutti i test di genotossicità e di cancerogenicità. Nature ha calcolato che sarà comunque fisiologico che un 15% della popolazione non assuma il vaccino. Dovremo dunque stare col pass fino a quando?”

Mi piace riportare ancora un altro loro passaggio. “Tutti sono minacciati da pratiche discriminatorie. Paradossalmente quelli “abilitati” dal green pass più ancora dei non vaccinati, che una propaganda del regime vorrebbe far passare per “nemici della scienza” e magari fautori di pratiche magiche dal momento che tutti i loro movimenti verrebbero controllati e mai si potrebbe venire a sapere come e da chi.”

Sono convinto che il green pass può essere una buona intenzione di protezione della popolazione, ma sono altresì convinto che il suo impiego è molto pericoloso e deve essere molto cauto e prudente. La discriminazione è dietro l’angolo. Per esempio, la Cina vuole continuare a controllare tracciamenti e controlli anche dopo la fine della pandemia. E mi piace ancora ricordare ai cittadini spaventati e smemorati che nella dimenticata Unione Sovietica i cittadini dovevano esibire un passaporto interno per quasi tutti gli spostamenti.

Ricordo volentieri che la tutela della salute con “strumenti selettivi” è vecchia di secoli. Nel ducato di Venezia all’alba del 1377, preoccupati che le navi dall’oriente potessero portare la peste (cosa assolutamente vera), i veneziani decisero di trattenerle, ormeggiate fuori dal porto, per 30 giorni, periodo che fu poi portato “per sicurezza” a 40. Quarantena nasce proprio da questa decisione. Inoltre i provvisores salutis venetianorum certificavano che quelle navi, che partivano da un dominio veneziano, fossero “sana e libera da ogni sospetto di mal contagioso” e quindi che potessero attraccare ovunque senza la paura del contagio. Vi ho già parlato del grande Jenner e dell’introduzione dei vaccini sul finire del ‘700. Napoleone li usò per “sanificare” le truppe ma in Inghilterra si cercò di renderlo obbligatorio (sic). Scoppiarono allora gravi tumulti e movimenti di piazza e anche allora (pensate un po’) iniziò la controversia sulla Libertà.

I governi non si possono esimere di tentare qualche sistema o procedura per contenere il contagio.

Lo stato della California e la città di New York vorrebbero rendere obbligatorio il vaccino per i dipendenti pubblici. Sono subito scoppiate una serie di proteste com’è facile immaginare. Questi governi hanno sostanzialmente detto al dipendente: “O ti vaccini o, se vieni in ufficio, devi fare un test una volta alla settimana e devi sempre mettere la mascherina.” Il dipendente pubblico vaccinato che va in ufficio in California non porta la mascherina poiché la possibilità di contrarre l’infezione da Covid e di ammalare gravemente è di fatto ridottissima.ò

Cari amici vicini e lontani, da noi si va alle conferenze-stampa del governo Draghi con il pass del vaccino e con la mascherina. Allora il quesito è questo: o non si crede a sufficienza nella protezione del vaccino (e questo è grave) oppure il green pass è considerato un ornamento burocratico utile solo ad un sinistro controllo (e questo è molto grave).

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