Vade retro Cassani

«Scambiatevi un segno di pace». Invito che il sacerdote rivolge ai fedeli durante la messa. Gesto che va al di là del significato meramente simbolico o, se si vuole, religioso. Gesto che dovrebbe riguardare tutti, ma proprio tutti i presenti al rito sacro. E se qualcuno si rifiutasse di tendere la mano al suo vicino di panca e a coloro che gli stanno intorno? Gli amministratori comunali di Gallarate, perlomeno quelli più attenti, pare non abbiano preso bene il mancato “scambio di fratellanza” tra il prevosto Ivano Valagussa e il sindaco Andrea Cassani, mercoledì 25 luglio, durante la celebrazione del santo patrono, in basilica a Gallarate. L’officiante, a differenza di quanto accade di solito in simili occasioni, ha evitato di scendere dall’altare per andare incontro alle autorità civiche che, come tradizione vuole, erano lì per donare i ceri alla parrocchia. Una dimenticanza casuale? La faccia tirata del sindaco, in fascia tricolore, durante l’offerta dei ceri vale un trattato.
Se vogliamo dirla tutta, all’omelia, monsignore ha signorilmente e indirettamente bacchettato l’esecutivo, esortandolo a privilegiare la bontà alla legalità. Riferimento alla questione dei sinti, nel mirino di Palazzo Borghi per le inadempienze urbanistiche e non solo che caratterizzano il loro campo a Cedrate. Storia nota, come si sa. Come note sono le minacce rivolte al primo cittadino e alla sua famiglia da uno sconosciuto. Andrea Cassani, dice chi gli sta vicino, si sarebbe aspettato un cenno di condanna per un tale episodio. Invece, silenzio. Di nuovo, soltanto una disattenzione, diciamo così, istituzionale?
Negli anni scorsi, autorità religiose e civiche, al termine della messa per la patronale, prendevano parte al pranzo comunitario, di fratellanza, appunto. Se non un pranzo, un brindisi. Quest’anno, San Cristoforo è passato senza che nessuno alzasse i calici in suo onore. Come fratelli in disaccordo, per essere chiari.
Siamo sempre lì, alla vicenda dei sinti e alle scelte amministrative nei confronti degli immigrati e delle altre confessioni. Le associazioni cattoliche gallaratesi, di recente hanno diffuso un documento congiunto per stigmatizzare l’atteggiamento ritenuto persecutorio e inaccettabile del primo cittadino leghista e dei suoi assessori verso i nomadi di Cedrate. E, per estensione, verso gli stranieri, i clochard, gli ultimi. Argomenti forti, accuse altrettanto esplicite. Fino al punto da far ritenere che tra Chiesa e Comune di Gallarate il solco si sia allargato, e di molto. E la bontà abbia in qualche modo abdicato davanti alle diverse visioni che generano l’incomunicabilità.
Proprio mercoledì è stata resa nota la copertina che Famiglia Cristiana, questa settimana, dedica al ministro dell’Interno per le sue politiche sull’immigrazione. Il titolo: Vade retro Salvini. Nel sommario la spiegazione dell’anatema: “La Chiesa reagisce ai toni aggressivi del ministro degli Interni. Niente di personale o di ideologico. Si tratta solo del Vangelo “. Inevitabili le polemiche delle ultime ore. Mutatis mutandis: Vade retro Cassani?

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