Aiuti alimentari: per Varese e provincia stanziati oltre 5milioni di euro

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VARESE – «I servizi sociali dei comuni toccano con mano ogni giorno le situazioni di difficoltà in cui versano famiglie, anziani, giovani coppie, e tante persone sole. Per questo motivo la scelta del Governo di rinnovare una misura che ha funzionato nella prima fase della pandemia, il contributo agli enti locali per gli aiuti alimentari, va nella direzione giusta. Ai comuni della provincia di Varese stanno già arrivando in questi giorni dal governo le risorse, per un totale di circa 5.100.00 euro». Così Maria Chiara Gadda, deputata varesina e componente della segreteria nazionale di Italia Viva

Ceto medio impoverito

«Siamo in una fase molto delicata. Le situazioni di indigenza pregressa all’emergenza rischiano di aggravarsi, e allo stesso tempo si stanno affacciando nuove forme di povertà che mai hanno necessitato degli strumenti a disposizione dei servizi sociali o del terzo settore – prosegue Gadda – Si tratta del ceto medio impoverito dalla crisi, partite Iva, donne sole con minori, situazioni familiari dove magari il lavoro c’è ma non è sufficiente a sostenere il welfare familiare. Bisogna tamponare  immediatamente sostenendo l’accesso ai bisogni primari, e il cibo è uno di questi. In questa fase serve collaborazione tra livelli istituzionali e grande efficienza. La città di Varese è un esempio virtuoso in questo senso, essendosi attrezzata per distribuire già nei prossimi giorni i primi buoni alle famiglie che ne hanno fatto richiesta».

Sfida epocale per il futuro

«La pandemia ha messo in luce molte fragilità del nostro sistema economico, sanitario e sociale. È per questo motivo che i 209 miliardi del programma europeo Next Generation EU dovranno essere spesi subito e bene, con una programmazione chiara. Sono certa, dopo il costruttivo dibattito alle Camere dei giorni scorsi, che il presidente del consiglio Giuseppe Conte abbia compreso che per intercettare questa sfida epocale serve coinvolgere il Parlamento, gli enti locali, le parti sociali, le imprese e il terzo settore, e non certo chiudersi in una stanza con qualche consulente», conclude l’esponente di Italia Viva.

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