Maroni lascia, che ne sarà del centrodestra?

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Bobo Maroni

Qualche settimana fa su Libero, il quotidiano di Feltri e ora anche di Sallusti, Renato Farina azzardava l’ipotesi che la malattia di Roberto Maroni, che l’ha colpito al cervello, fosse originata dal tormento giudiziario a cui è stato sottoposto il presidente emerito della Regione Lombardia ed ex ministro dell’Interno. Un azzardo, appunto. Una teoria che poggia più su convinzioni personali che su dati di fatto, benché nessuno possa escludere che vi sia una relazione tra un maledetto tumore e il disagio (dramma) interiore di una persona. Fermo restando che i giudici hanno riconosciuto l’innocenza di Maroni nella complessa e assurda storia di presunti favoritismi per una sua collaboratrice, uno degli esiti pubblici della sua patologia è il passo indietro dalla candidatura a sindaco di Varese.

L’annuncio ufficiale è arrivato nel tardo pomeriggio di oggi, 5 giugno, sulla pagina Facebook di Bobo, che pare stia scrivendo una lettera in cui spiega i motivi della sua decisione, Che purtroppo era nell’aria da tempo, benché la Lega si ostinasse ad alzare uno scudo protettivo per la privacy del “ragazzo di Lozza”, il quale, sia detto con chiarezza, merita massima solidarietà, vicinanza e l’auspicio che possa tornare presto in salute. La politica e, con essa, Varese, ha bisogno di uno come lui. Leghista della prima ora, appartenente all’ala dialogante del movimento che fu di Umberto Bossi, Maroni è il candidato ideale di un centrodestra che anche in provincia di Varese viaggia a zig zag, tra veti contrapposti e tentativi di coloro che lo abitano di sgambettarsi a vicenda. Insomma, nessuno meglio di lui può mettere d’accordo i malmostosi e pretenziosi alleati.

In verità, li aveva già silenziati fin dal giorno in cui si dichiarò disponibile a correre per Palazzo Estense: davanti al suo nome (e alla sua storia) tutti coperti e allineati. Preoccupato, e non poco, l’avversario più diretto, cioè il sindaco uscente Davide Galimberti, che in Maroni ha giustamente intravisto un competitor pericoloso, capace di sfrattarlo dall’ufficio più prestigioso di via Sacco.

Che cosa succederà adesso? Quali scenari si vanno componendo con Maroni che abbandona la scena attiva? C’è chi sostiene sia subito cominciata la guerra di successione: è vero? Domande che trovano legittimazione proprio nelle debolezze d’immagine e di competenze che, chiunque lo sostituirà al vertice della coalizione, faticherà a nascondere rispetto a un personaggio di caratura nazionale e di esperienza come lo stesso Maroni. Non raccontiamoci la favola del mago: il centrodestra varesino rischia di perdere molto del suo appeal elettorale. Di più, potrebbe finire per rimettere in discussione l’intero quadro provinciale, tanto da far ripartire il cinema per portare a regime gli equilibri locali. Che stanno in piedi per misericordia dei santi, quelli che comandano a Roma, e hanno imposto la spartizione dei posti sulla base di esigenze che non sono esattamente quelle di qui. A maggior ragione adesso che Lega e Forza Italia provano a fare cheek to cheek, ipotizzando di federarsi per arginare Giorgia Meloni e il suo rampante partito, che i sondaggi danno in forte crescita. Voti virtuali, si dirà. Ma che spaventano Salvini e Berlusconi.

Dalle nostre parti, partendo da Busto Arsizio, i “Fratelli” e il suo candidato Emanuele Antonelli risultano indigesti proprio alla Lega del posto. Così che si vede costretta a ingurgitare dosi massicce di citrosodina per evitare sconquassi. Fino a questo momento. Perché se a Varese il sostituto di Maroni non fosse un altro leghista, il Carroccio bustocco potrebbe tornare a picchiare i pugni sul tavolo per esprimere un suo candidato, con una ragione incontestabile: siamo il partito di maggioranza relativa in provincia e ci riservate la sola Gallarate? Bella da vedere. Nel frattempo, nonostante il grande dispiacere per la situazione personale di Bobo Maroni, prepariamo i pop corn.

Maroni ritira la sua candidatura a sindaco di Varese. Lunedì l’annuncio ufficiale

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