Evasione ai Miogni: Nardello e Ragona rapinatori seriali nelle Rsa. Colpi a Porto Ceresio e Arcisate

VARESE – Si erano specializzati in rapine a mano armata nelle case di riposo per anziani spacciandosi per finto corrieri e in furti nelle parrocchie Roberto Nardello, 50 anni di Arcisate, e Antony Ragona, 35 anni di Barlassina, evasi nel pomeriggio di ieri lunedì 14 febbraio dal carcere dei Miogni di Varese dove erano detenuti dopo l’arresto messo a segno il 2 marzo dell’anno scorso dai carabinieri del reparto operativo del comando provinciale di Varese.

La condanna in primo grado

A giugno per la coppia era arrivata la condanna in primo grado a 4 anni e 4 mesi per primo e a 5 anni e 2 mesi per il secondo. Da ieri della coppia non c’è più traccia. Una notte di ricerche in tutto il territorio si è rivelata infruttuosa. I due erano sospettati di aver messo a segno dei colpi anche in Svizzera: poco prudente per loro sarebbe adesso varcare il confine. I valichi, così come le tratte ferroviarie, sono monitorati.

Finti corrieri per rapinare le Rsa

Le indagini erano partite nell’ottobre 2020. Quando da una casa di riposo di Porto Ceresio era arrivata la denuncia di una rapina a mano armata. Nell’occasione il 34enne si era presentato nella Rsa fingendosi un corriere. Addosso aveva una vistosa giacca gialla rifrangente sulla quale aveva scritto a pennarello il nome di una nota società di spedizioni. Il 34enne, una volta entrato nella Rsa, aveva estratto una pistola minacciando una delle impiegate di aprire la cassaforte. La donna non aveva le chiavi; il rapinatore aveva quindi prelevato 300 euro in contanti dalla cassa e valori bollati per un ammontare complessivo di 200euro. Le videocamere del sistema di sicurezza lo avevano riprese mentre, dopo aver saltato il cancello della struttura saliva sull’auto guidata dall’arcisatese dandosi alla fuga.

Il colpo ad Arcisate

Pochi giorni dopo, quando le indagini per identificare i due rapinatori erano già in corso, il parroco di San Vittore, ad Arcisate, ha denunciato il furto di alcuni attrezzi per giardinaggio di proprietà della parrocchia che erano custoditi in un deposito la cui porta era stata scassinata. Le immagini del sistema di videosorveglianza della parrocchia hanno fornito un valido supporto ai militari per identificare gli autori del furto. Gli stessi della rapina a Porto Ceresio. A quel punto erano arrivate le manette prima e la condanna in primo grado poi. I due sono evasi prima dell’appello.

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