Varese, il PD scarica Paris e mette in discussione la presidenza in commissione

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Nè tuoni né fulmini. Per ora solo nuvole nere sopra la testa di Paris. Che qualcuno chiede.

VARESE – Dissidente consenziente. Dissidente, per via delle prese di posizione in contrasto con la maggioranza su una serie di temi. E anche per alcuni atteggiamenti, come la conduzione dell’ultima commissione Urbanistica, dove il progetto dell’ex Aermacchi non è stato difeso come avrebbe dovuto. Soprattutto sulla base di una condivisione raggiunta sia nel Partito Democratico, sia nella maggioranza. Consenziente, poiché gli strappi e i distinguo ci sono. Alcuni sono evidenti e alla luce del sole, altri si sono consumati tutti dentro il partito. Frizioni, insomma, che non vengono mai esasperate fino al punto di rottura. Piuttosto centellinate per alimentare un logorio che i dem, con il passare del tempo e l’avvicinarsi della campagna elettorale, fanno sempre più fatica ad accettare.

Paris sulla graticola

Il dissidente consenziente, da qualche tempo sulla graticola del partito (almeno così raccontano i ben informati) è Luca Paris. Consigliere di maggioranza che su via Selene porta avanti una posizione critica al punto che qualcuno (anche in minoranza) ha definito da “oppositore”. E, ma non si sa fino a quando (e qui sta la notizia che circola da un po’ nell’aria e nell’area politica di riferimento), presidente della commissione Urbanistica. La cui ultima conduzione è stata definita da molti la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ma perché?

Perché in quella sede veniva affrontato e presentato per la prima volta il progetto di massima di riqualificazione dell’area ex Aermacchi. Questione aperta in città da anni, ora da “spendere”, in vista del rush elettorale, insieme agli altri grandi progetti che sta portando avanti l’amministrazione. Tema, quello sul recupero di Aermacchi, rispetto al quale il Partito democratico (prima della commissione) si era confrontato giudicando in maniera positiva l’intervento.

Posizione che proprio Paris avrebbe dovuto sostenere in maniera convinta senza ma e senza se. “E invece non è accaduto. Non è passato quanto condiviso», raccontano i dem che pare abbiano già posto il problema e anche messo in discussione il ruolo di guida. “In Commissione si rappresenta certamente se stessi, ma anche la maggioranza e il partito. Ecco, Paris spesso antepone le sue posizioni personali a quanto invece è stato condiviso. E non può essere sempre così”. Questo il ragionamento di chi vorrebbe arrivare alla resa dei conti. Ovvero: spodestare Paris dalla presidenza di Commissione. Mossa che potrebbe avvenire (ma avverrà?) non in maniera diretta diretta, ma solo con la revoca dell’incarico di commissario.

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