Varese studia la medicina di montagna in vista delle Olimpiadi invernali 2026

VARESELa montagna è sempre più pericolosa a causa dei cambiamenti climatici, con il rischio di incidenti che aumenta tra chi la frequenta. Ma anche l’attività di soccorso si fa più complessa: il tema è al centro di una due giorni di congresso internazionale che ha preso il via oggi, venerdì 7 ottobre, all’Università dell’Insubria in via Ravasi a Varese. Sullo sfondo anche la formazione verso l’appuntamento delle Olimpiadi Milano-Cortina 2026.

Gli effetti del clima

Tra i primi interventi della mattinata quello di Claudio Smiraglia, professore di climatologia all’Università di Milano, che ha parlato degli effetti dei cambiamenti climatici. «La montagna è diventata certamente più pericolosa, soprattutto dal punto di vista della franosità e dei crolli glaciali che stanno diventando sempre più frequenti, come abbiamo visto con la Marmolada. Soluzione non c’è, dobbiamo imparare ad andare in montagna con più intelligenza». A causa dei pericoli crescenti il soccorritore si trova ad affrontare situazioni sempre più difficili e impreviste. Per questo è necessario formare professionalità ad hoc e utilizzare nuove tecnologie che consentano di mantenere standard di sicurezza elevati nelle operazioni di soccorso.

Formazione per le Olimpiadi

Altro tema centrale della due giorni di convegno la formazione per i prossimi giochi olimpici di Milano-Cortina 2026. «Occasione – ha spiegato il direttore del congresso Luigi Festi – in cui sarà introdotta una nuova specialità, che è lo scialpinismo, in cui le modalità del soccorso ricalcano quelle che sono le normali attività di soccorso alpino su terreno innevato». Il congresso è stato organizzato nell’ambito del Master in Mountain Emergency Medicine di Università dell’Insubria e Università degli Studi di Milano-Bicocca, su input di Regione Lombardia, proprio in vista delle Olimpiadi, come ha ricordato il presidente della Commissione Sanità Emanuele Monti.

I relatori

Nel corso dei due giorni esperti provenienti da tutta Europa e dagli Stati Uniti tratteranno di malattia d’alta quota, ipotermia, soccorso in valanga, nuove tecnologie, pratica sportiva in montagna e della necessità di adeguare a questi le metodologie del soccorso, creando una rete tra università alpine che sia in grado di affrontare in futuro situazioni sempre più complesse, difficili e pericolose. Oggi pomeriggio è in programma l’intervento dell’alpinista varesino Matteo Della Bordella.