Caso Molina. Inzaghi: «Il centrodestra varesino picconò Rete 55»

VARESE – «Rete 55 fu investita da una vera e propria tempesta mediatica scatenata dalla politica di centrodestra. Così l’affare cinese sfumò». Con la testimonianza di Matteo Inzaghi (nella foto durante la deposizione), direttore della testata giornalistica Rete 55, sentito oggi, giovedì 13 gennaio, dal collegio del tribunale di Varese presieduto da Andrea Crema, nel “processo Molina” irrompe lo scenario politico nel quale il “caso” maturò.

Il prestito a Rete 55

La vicenda è nota e vede ora a processo per peculato e concorso in peculato Christian Campiotti, difeso dall’avvocato Pietro Romano e all’epoca dei fatti contestati presidente della Fondazione Molina, e Lorenzo Airoldi, difeso dall’avvocato Stefano Bruno, editore di Rete 55 e manager di Rete 55 evolution. Sul piatto c’è un prestito obbligazionario da 450mila euro “concesso” dalla Fondazione a Rete 55 evolution.

L’affare cinese

Secondo quanto ricostruito in aula tra il 2015 e il 2016 Airoldi avrebbe avuto contatti con un gruppo cinese interessato ad investire in un canale televisivo internazionale. Gli investitori d’oriente avrebbero già altre due emittenti in Europa oltre ad alcune radio. Il manager di Rete 55 evolution, dunque, avrebbe cercato finanziamenti percorrendo la via del “capitalismo di relazione”. Il gruppo cinese, basato ad Hong Kong, sarebbe infatti stato intenzionato ad investire solo su un progetto finito. Il prestito obbligazionario, che secondo i difensori dei due imputati e secondo alcuni testimoni (tra questi Luca Galli, ex presidente della Fondazione Comunitaria del Varesotto, indagato nella vicenda per il quale però la procura ha già chiesto l’archiviazione), ad affare concluso avrebbe arricchito e non danneggiato la Fondazione Molina sarebbe dovuto servire a coprire una parte dei costi necessari a completare tutto l’iter necessario per arrivare all’attivazione del canale internazionale.

La tempesta mediatica

L’affare poi sfumò. «Perché?», ha chiesto il pubblico ministero Lorenzo Dalla Palma al teste Inzaghi. «Un impedimento normativo. E non dimentichiamo che all’epoca Rete 55 fu investita da una vera e propria tempesta mediatica con titoloni sui giornali proprio in relazione al prestito obbligazionario con Fondazione Molina». Una tempesta mediatica scatenata da chi? «Da esponenti politici del centrodestra sconfitto alle elezioni amministrative di Varese – ha spiegato Inzaghi – Non appena fu chiaro che Davide Galimberti, candidato del centrosinistra, era il vincitore alle urne (a discapito dell’ex Ad di Tigros Paolo Orrigoni candidato dallo schieramento opposto) iniziarono le dichiarazioni al vetriolo da parte di numerosi esponenti del centrodestra. Ricordo – ha aggiunto Inzaghi – Che il primo fu Raffaele Cattaneo quando la notte elettorale non si era ancora conclusa. Rete 55 fu accusata di tutto con un danno di immagine enorme; nessuno a quel punto, credo, avrebbe più investito un euro».

Le accuse al centrodestra

Ma perché gli esponenti politici del centrodestra avrebbero dovuto dare il via a questa tempesta mediatica? La domanda in aula non è stata posta non essendo materia processuale. La memoria storica della vicenda, tuttavia, porta a ricordare che Airoldi, anima di Lega Civica, fu accusato nemmeno tanto velatamente da esponenti di centrodestra di essersi apparentato con Galimberti in vista del ballottaggio minando, di fatto, le possibilità di Orrigoni di essere eletto. Il sindaco Galimberti, oggi al suo secondo mandato, ha sempre negato l’apparentamento in questione.

Il no di Orrigoni

Lo stesso Attilio Fontana, oggi presidente di Regione Lombardia, ma che da sindaco di Varese presentò l’esposto dal quale tutta l’indagine è scaturita, sentito in aula ha detto di essersi rivolto alla magistratura affinché fossero verificate delle “voci” in relazione alla legittimità del prestito. Dopo Inzaghi è stato sentito lo stesso Luca Galli che ha confermato le trattive con il gruppo cinese in corso e ha spiegato che Airoldi si era rivolto anche alla Fondazione Comunitaria del Varesotto proponendo l’investimento. Galli si rivolse al Cda che approvò la cosa a maggioranza con due soli voti contrari: quello di Michele Graglia, già presidente di Univa e della Liuc, e quello di Paolo Orrigoni. Stando a quanto dichiarato da Galli a quel punto fu Airoldi stesso a ritirare la proposta preoccupato che la mancanza di unanimità da parte del Cda potesse tradursi in problemi in un prossimo futuro.

La sola domanda che conta

Il pm ha molto insistito sullo stato dei conti di Rete 55 all’epoca. Su questo fronte va citata la testimonianza dell’imprenditore ex vice sindaco di Varese Mauro Morello, che su suggerimento di Campiotti fu avvicinato da Airoldi e che dopo un investimento iniziale pari a 100mila euro si ritirò dall’affare perché due diverse due diligence con esito negativo in entrambi i casi. I tecnici sconsigliarono a Morello di investire e lui non lo fece. Di fatto, però, la domanda alla quale il processo dovrà dare risposta è una soltanto: qual è la configurazione giuridica della Fondazione Molina? Ha natura privata oppure pubblica? Nel primo caso nel prestito obbligazionario non sarebbe ravvisabile alcun reato.

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