Varese, scacco ai pusher della Movida: lo spaccio è un affare di famiglia

squadra mobile

VARESE – Nelle prime ore di ieri, venerdì 25 settembre, gli investigatori della Squadra Mobile della Questura di Varese, a conclusione di un’articolata indagine coordinata dal pubblico ministero della Procura della Repubblica di Varese Massimo Politi, hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di due persone ed agli arresti domiciliari a carico di altri due soggetti, tutti di nazionalità albanese, ritenuti coinvolti in un’attività di spaccio al dettaglio di cocaina a Varese e provincia.

Quella camminata strana

L’indagine è nata all’inizio del 2020, a seguito di alcune accertamenti effettuati dal personale della Sezione Antidroga della Squadra Mobile varesina, che aveva individuato un giovane albanese, caratterizzato da una particolare camminata, quale uno tra i principali fornitori di cocaina della movida.

Il lockdown non ferma lo spaccio

Il successivo lockdown ha inizialmente interrotto l’attività di spaccio, ma altri accertamenti hanno mostrato che il giovane aveva riorganizzato il proprio sistema di vendita di droga, incontrando i suoi clienti nei pressi di tabaccherie, farmacie o negozi per alimentari, in quel particolare periodo unici luoghi raggiungibili, senza incorrere in comportamenti contrari alle disposizioni anti Covid. Il personale della Sezione Antidroga della Squadra Mobile, dopo aver mappato i diversi luoghi di incontro, ha organizzato una serie di servizi mirati ad intercettare gli spostamenti dello spacciatore, fino a quando alla fine del mese di aprile, il giovane albanese di 25 anni, dopo essersi incontrato con un cliente, è stato sorpreso mentre vendeva una dose di cocaina.

La droga tra gli slip della zia

La successiva perquisizione domiciliare, effettuata con il supporto delle Unità Cinofile della Polizia di Stato della Questura di Milano, aveva mostrato anche il coinvolgimento della zia convivente, arrestata ieri, di 45 anni, in quanto, in un cassetto della camera da letto, tra gli indumenti intimi, erano state trovate alcune decine di confezioni di cocaina, della medesima fattura di quella spacciata poco prima e di alcune migliaia di euro in banconote di medio e piccolo taglio, ritenute provento dell’attività di spaccio, anche perché incompatibili con il tenore di vita della famiglia albanese. L’attività si concludeva con l’arresto del 25enne per spaccio e detenzione ai fini di spaccio di cocaina, in concorso con la zia, che in quel frangente era stata denunciata.

Busisness a conduzione familiare

Successivamente, da un meticolosa ricostruzione degli eventi criminosi, anche mediante approfondimenti effettuati sugli elementi raccolti nel corso della perquisizione e da un confronto tra le somme di denaro sequestrate e le dichiarazioni dei redditi dagli indagati acquisite, non solo sono state confermate le ipotesi investigative riguardanti zia e nipote, ma è emersa una vera e propria attività di spaccio a conduzione familiare, in cui è stata documentata anche la partecipazione attiva del marito della donna, 45 anni e di un secondo nipote, di 24 anni, tutti conviventi. Le condotte contestate sono riferite a un periodo di ben tre anni: da giugno 2017 a giugno 2020.

I nipoti usati come corrieri

Di particolare interesse investigativo è risultato il modus operandi utilizzato dal “nucleo familiare” il quale, nonostante non annoveri precedenti specifici, ha dimostrato un acume criminale di tutto rispetto: l’organizzazione dell’attività illecita prevedeva che la donna avesse il compito principale di ricevere le “ordinazioni” via telefono, lasciando ai due giovani nipoti, il compito di recapitare la droga ai clienti, così da evitare che il cellulare, contenente i nominativi dei clienti fosse in mano ai nipoti e che quindi potesse malauguratamente finire nelle mani della Polizia in caso di un possibile controllo occasionale. La donna, in alcune occasioni, provvedeva lei stessa alle consegne, accompagnata in auto dal marito: una coppia di coniugi di mezza età, sicuramente lontani dal destare sospetti. Gli elementi sin qui raccolti, nel loro complesso, hanno permesso al pubblico ministero titolare dell’indagine di richiedere e ottenere la misura cautelare eseguita nella giornata di ieri, emessa dal Gip di Varese Giuseppe Fertitta, a carico del quartetto, per i reati di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina.

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