Varese, truffa riscaldamento scuole: dieci verso il processo. Provincia parte civile

tribunale varese

VARESEMaxi frode riscaldamento scuole: in dieci verso il processo. L’inchiesta che nel settembre 2020 aveva portato la guardia di finanza di Varese ad eseguire anche due ordinanze di custodia cautelare (un arresto e un obbligo di firma) nei confronti di due dei professionisti coinvolti nelle indagini oggi, mercoledì 31 maggio, è arrivata davanti al Gup di Varese Alessandro Chionna.

Provincia parte lesa

Sempre oggi la Provincia di Varese, ente danneggiato dalla presunta maxi frode sull’appalto calore, si è costituita parte civile. Frode che aveva scatenato non oche proteste da parte degli studenti degli istituti rimasti al gelo d’inverno a causa del malfunzionamento degli impianti di riscaldamento.

Studenti al gelo

Le contestazioni, a vario titolo, sono di truffa aggravata in danno in ente pubblico, frode in pubbliche forniture e falsità ideologica. Sono 5 le società coinvolte nell’inchiesta; si tratta di multiservizi che operano su tutto il territorio nazionale e che hanno sede in diverse regioni. I due principali indagati (i due professionisti sottoposti a misura)  sarebbero stati incaricati rispettivamente di vigilare sulla corretta esecuzione dei lavori e del collaudo del contratto di appalto, che aveva un valore di oltre 29 milioni di euro, relativo alla gestione clima e riqualificazione tecnologica degli edifici scolastici della Provincia.

Le accuse

Dalle investigazioni sarebbe emerso che, almeno a partire dall’anno 2016, uno dei professionisti, quale direttore esecutivo del contratto, avrebbe falsamente attestato la regolarità esecutiva dei lavori, nonostante questi non fossero stati completati. Tali gravi inadempimenti sono stati quantificati in 2 milioni e 500 mila euro dalle nuove imprese subentranti nell’appalto. In tale fase si è inserita la condotta del secondo professionista, il quale, all’atto del collaudo finale avrebbe quantificato in 850 mila euro il valore delle opere non realizzate.

Le indagini hanno fatto emergere i presunti accordi illeciti intercorsi tra i due professionisti, finalizzati ad alleggerire la posizione delle imprese inadempienti, per le quali, uno di essi, da libero professionista aveva prestato collaborazione. Tali forzature avrebbero portato alla redazione di un rapporto finale e al rilascio del certificato di collaudo in cui sarebbero stati ulteriormente ridotti i valori delle inadempienze, arrivando a quantificare circa 250 mila euro.

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