VISTO&RIVISTO Ben is back è il nuovo Trainspotting

ben is back recensione

di Andrea Minchella

VISTO

BEN IS BACK di Peter Hedges (Stati Uniti 2018, 134 min).

La differenza tra la vita e la morte? Questo piccolo e sorprendente film. A volte basta un soffio, e la direzione di un destino prende una o l’altra direzione.

“Ben is back” racconta in maniera molto originale e senza troppi fronzoli una storia complessa, che si articola nelle zone più buie della tossicodipendenza e delle sue devastanti conseguenze. Una madre, la ritrovata Julia Roberts, e suo figlio che vive in comunità ma che vuole riscattarsi nel giorno di Natale, sono i veri protagonisti di questa storia ambientata in una ricca provincia americana, ma che, ugualmente ai peggiori sobborghi, nasconde insidie infinite inghiottendo, a volte e senza pietà, i suoi abitanti. Una scelta abbastanza semplice quella di raccontare il rapporto tra madre e figlio, che spesso è il vero architrave delle storie in cui il disagio dei figli diventa patologico e pericoloso.

Ad interpretare il figlio, Ben appunto, un bravissimo Lucas Hedges, figlio di Peter, il regista, che con la sua normalità riesce a conferire al personaggio un’unicità incredibilmente reale. Se non fosse per le ricercate inquadrature e per le luci calibrate da un professionista, sembrerebbe di partecipare alle vite vere di una famiglia sconvolta dalla devastazione della droga.

Peter Hedges, dimesso ed attento regista, confeziona un piccolo capolavoro, lontano dai clamori e dalle luci dei festival, che riesce, quasi in maniera “europea”, a raccontare in modo misurato ma sincero un dramma che ha colpito, che colpisce, e che colpirà famiglie di tutto il mondo. Dopo “Buon Compleanno mr.Grape”, “Schegge di Aprile” o “About a Boy”, Hedges riesce nuovamente a regalarci un’opera ben strutturata che illumina quasi completamente i lati bui dell’umanità più fragile e indifesa.

RIVISTO

TRAINSPOTTING di Danny Boyle (Regno Unito 1996, 94 min).

Uno spaccato sull’Inghilterra più alternativa e dissipata degli anni novanta. Un vero cult che riesce a scolpire quattro personaggi, in maniera granitica, nell’immaginario collettivo. Di questo film tutto diventa grammatica cinematografica: la storia, il modo di raccontarla, gli attori e le loro interpretazioni, le locations, e, soprattutto, la musica: Born Slipply o Perfect Day diventano un tuttuno con una storia cruda e asciutta in cui quattro ragazzi scozzesi usano senza limiti nè rimorsi l’eroina. Le loro giornate si susseguono sempre con la stessa finalità: trovare la dose quotidiana. È un manifesto di ribellione, in cui le nuove generazioni poco apprezzano i valori, morali ed economici, che le vecchie generazioni cercano di imporre loro. Un film che va visto, rivisto e, perché no, ballato. La consacrazione mondiale del talento di Danny Boyle che trasforma il bel romanzo di Welsh in un memorabile racconto psichedelico.

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