VISTO&RIVISTO La famiglia moderna che scardina i limiti tradizionali

minchella affare di famiglia

di Andrea Minchella

VISTO

UN AFFARE DI FAMIGLIA, di Hirokazu Kore’eda (Manbiki kazoku, Giappone 2018, 121 min.).

La famiglia è sacra. Che sia quella che la natura ci impone o quella che ci scegliamo non importa. Il maestro giapponese Kore’eda, che da sempre esplora in maniera originale e poetica tutte le dimensioni della famiglia moderna, qui fa un passo in più e ci regala un ritratto profondo dei rapporti umani tra persone che si scelgono all’interno di una comunità eterogenea e slegata dai veri rapporti di parentela.

Il film ci parla di una “famiglia” che vive in una casa umile nella periferia poco glamour e colorata giapponese. Lo spettatore nella prima fase del racconto crede di assistere alle vicende, non sempre edificanti, di una normale e affiatata famiglia contemporanea. C’è la nonna, che simboleggia la tradizione matriarcale delle famiglie orientali, ci sono il papà, svogliato ma affettuoso con i figli, e la madre, lavoratrice e collante dell’intero gruppo, ci sono poi la giovane ragazza, legatissima alla nonna, e il bambino dalla capigliatura folta e lunga che passa le giornate compiendo piccoli furti insieme al padre quasi sempre a casa dal lavoro. Una sera il padre si accorge che vicino casa loro vive, praticamente abbandonata sul balcone, una bambina di cinque anni. Decide istintivamente di prendersela con sé e di portarsela a casa per darle da mangiare e, probabilmente, il calore umano di cui ha bisogno ma che non sembra affatto riceverne. Il gruppo si adatta subito alla nuova arrivata, con una capacità di adattamento che solo le comunità più affiatate sanno sviluppare. Il racconto appassiona e commuove perché il regista scava in maniera poetica dentro le vicende umane dei protagonisti.

Nella seconda parte della narrazione lo spettatore deve rielaborare e cambiare completamente il punto di vista, poiché Kore’eda ci fornisce nuovi e sorprendenti elementi che ribaltano la storia e obbligano lo spettatore ad una nuova ed originale analisi dell’intera vicenda.

Questo film, che non manca di sottolineare le diseguaglianze del mondo contemporaneo, ci racconta in maniera poetica ma estremamente reale della contrapposizione tra la legge morale e quella sociale, tra l’architettura naturale e biologica e quella umana, libera e spontanea. In questo racconto corale i confini del bene e del male, del giusto e dello sbagliato vengono abbattuti: come nella casa in cui si svolge la storia, dove non ci sono pressoché pareti, lo spazio di movimento nel mondo da parte dei protagonisti è libero e ampio. Tutto è possibile se diventa cardine di un vero e profondo rapporto umano. La pioggia, che cade all’inizio della vicenda e durante la narrazione in alcuni momenti, cerca di lavare le colpe dei componenti di questa particolare famiglia per stigmatizzare meglio ciò che di buono rimane nelle loro azioni.

Dopo aver scavato profondamente nelle figure che compongono la famiglia, con gli altrettanto magnifici lungometraggi precedenti, Kore’eda decide di regalarci un frammento prezioso su ciò che famiglia non è, secondo i canoni tradizionali, ma su ciò che può trasformare una comunità apparentemente slegata in qualcosa di più genuino e unico di una normale famiglia.

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RIVISTO

ROMA, di Alfonso Cuaron (Messico 2018, 135 min.).

Cuaron, dopo il claustrofobico e visionario “Gravity”, stupisce il mondo intero con questo intenso ed autentico ritratto familiare, autobiografico e sincero. Girato in bianco e nero, prodotto da Netflix, “Roma” ci racconta di una famiglia messicana, degli anni settanta, dei dolori e delle gioie che in una famiglia si è costretti a vivere.

Il racconto si snoda tra momenti, egregiamente costruiti dal regista messicano, di vita reale dei componenti della famiglia Roma, e le vicende che fanno parte del contesto sociale e storico messicano di quegli anni. La sceneggiatura densa e reale si incastra perfettamente ad una serie di inquadrature ferme e ampie che ci proiettano, come accadeva in “Gravity”, direttamente dentro la vicenda. La famiglia Roma, che subisce un abbandono, si adatta perfettamente al contesto e si rigenera inglobando dentro di sé elementi fino a quel momento estranei. Un’opera corale da rivedere per la poetica straordinaria che lega i personaggi ad una vicenda totalmente universale e profondamente iconografica.

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