VISTO&RIVISTO L’amore e il disagio in una storia carnivora e dissanguata

visto rivisto guadagnino

di Andrea Minchella

VISTO

BONES AND ALL, di Luca Guadagnino (Stati Uniti- Regno Unito- Italia 2022, 130 min.).

Letteralmente fino all’osso. Luca Guadagnino decide di prendere l’agghiacciante libro di Camille DeAngelis e di trasformarlo in un viaggio allucinante e metafisico lungo una terra desolata e arida come era il “midwest” americano degli anni ottanta. “Bones And All” percorre una via immaginaria di riscatto e di presa di coscienza in cui Meran, una dolce ragazza che scopre di avere istinti animali nei confronti del mondo, incontra il bellissimo Lee, anch’egli “malato” della stessa patologia. I due, subito attratti magneticamente dalla voglia di vivere, di accettarsi e di amarsi, affrontano il viaggio che potrebbe salvare le loro vite o potrebbe, invece, tranciare le loro esistenze difficili e solitarie.

Luca Guadagnino riduce irrimediabilmente la distanza tra noi spettatori e i due protagonisti per i quali, inevitabilmente, proviamo sentimenti più vicini alla tenerezza e all’empatia piùttosto che sensazioni di ribrezzo e repulsione. Seppur alcune sequenze siano immerse nello sconvolgente e primitivo istinto di cannibalismo, in cui Guadagnino non percorre nessuna scorciatoia stilistica né scenografica, la dolcezza dell’amore tra i due protagonisti riesce quasi sempre a primeggiare in ogni inquadratura che il regista visionario realizza.

Il sangue che sporca le bocche affamate dei protagonisti sbiadisce anche grazie all’impianto musicale, realizzato dai fedelissimi Reznor e Ross, che diventa colonna portante dell’intera narrazione. Le immagini, curate dal bravissimo Arseni Khachaturan, le musiche e la bravura degli attori, dalla candida Taylor Russell al magnetico Timothée Chalamet, dalla menomata Chloe Sevigny fino all’orrendo Mark Rylance, trasformano un racconto disgustoso ed estremo in una dolce e iconografica analisi di una generazione di ragazzi vittime degli istinti più animali e del desiderio onnipresente di sopraffazione dell’uomo sull’uomo. La storia si districa in un’America prevalentemente “Reganiana” in cui la diffusione dell’AIDS cerca di essere contenuta dai predicatori televisivi e dalla politica “etica” alla Rudolph Giuliani.

Luca Guadagnino, al suo primo film completamente realizzato negli Stati Uniti, dà prova di una capacità superiore di analisi e di racconto di una cultura diversa dalla nostra, in un tempo e in uno spazio lontani dal nostro immaginario. “Bones And All”, oltre ad assomigliare ad una produzione alla “Harmony Korine”, sembra seguire idealmente le vicende di altre due vite estreme già raccontate da Guadagnino nella sua serie “We Are Who We Are”, in cui due ragazzi emarginati dal mondo cercavano un percorso comune che li salvasse, unendoli indissolubilmente. Il regista palermitano, dunque, prosegue la sua line narrativa tra l’analisi di caratteri complicati e solitari e il linguaggio “horror” che gli può fornire una maggiore libertà espressiva e semiotica rispetto ad altri registri. Dietro le disgustose sequenze di cannibalismo si cela un’ancestrale fiamma di vita che anima sempre il disagio e la violenza umani.

La messa in scena della brutalità di un uomo nei confronti di una carcassa, di carne ed ossa ancora in vita, esorcizza, in un certo senso, le nostre paure più nascoste e le rende meno terrificanti. Certo “Bone And All” non lo si può classificare solo come film “horror”, poiché Luca Guadagnino vuole anche fare luce sulle dinamiche prettamente umane e terrene che si annidano dietro gli istinti più disumani che la società moderna, involontariamente, ci spinge a seguire.

“Bones And All” è un film non per tutti, ma per chi ha conosciuto la sofferenza e non si vergogna ad ammetterlo. Guadagnino racconta di un disagio e della volontà di accettarlo. Il libro, prima, e il film, dopo, cerca di focalizzarsi sulle dinamiche umane che governano la difficoltà perenne di essere accettati per quello che si è e non per quello che si fa.

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RIVISTO

TWILIGHT, di Catherine Hardwicke (Stati Uniti 2008, 116/126 min.).

Certo un racconto giovanile e per giovani, ma la Hardwicke riesce egregiamente a trasformare una storia appassionante in un’opera completa e fortemente iconografica. Quei ragazzi/vampiri sono i ragazzi che ci circondano quotidianamente, dimenticati da una società adulta ed autoreferenziale che si mantiene in vita escludendo costantemente le nuove generazioni.

Un’opera grandiosa che battezza artisticamente Robert Pattinson e Kristen Stewart. La saga che ne seguirà non sarà all’altezza di questo primo capitolo.

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