VISTO&RIVISTO Quando finisce davvero un film?

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di Andrea Minchella

VISTO

FINALE A SORPRESA- OFFICIAL COMPETITION, di Mariano Cohn e Gaston Duprat (Spagna 2021, 114 min.).

Il film nel film. La realtà che si miscela con la finzione. L’istinto e la ragione a confronto. Ma non solo. Il corpo e la mente. L’uomo e la donna. L’immagine ed il suono. Questo interessante lavoro degli argentini Cohn e Duprat è un insieme originale ed apparentemente disordinato di opposti che si scontrano e che creano un’atmosfera intensa e divertente.

Lola, la regista protagonista della pellicola, è arte pura, con le sue contraddizioni e i suoi lati più criptici, e deve realizzare un film iconografico e simbolico, in cui il “doppio” diventa soggetto della pellicola ma anche cifra identificativa dell’esistenza di tutti i protagonisti della vicenda. Il doppio, gli opposti, l’“io” nascosto, prendono il posto delle parole di una sceneggiatura poco convincente (quella che Lola, interpretata da una travolgente Penelope Cruz, deve trasformare in un film bello e di successo) che è stata realizzata partendo da un libro i cui diritti sono stati acquistati da un ricco anziano imprenditore che vuole lasciare qualcosa di importante dopo la sua morte.

Lola, dunque, scrittura, per il ruolo dei protagonisti della storia, i due attori che secondo lei possono interpretare al meglio i due fratelli della trama del libro. Il bello e famoso Felix Rivero, un bravissimo e convincente Antonio Banderas, e Ivan Torres, interpretato da Oscar Martinez, che invece ha basato la sua carriera sullo studio, sull’arte pura e sulla verità. I due caratteri, forti e ingombranti, daranno subito parecchi problemi all’eccentrica Lola che capisce immediatamente che quello non sarà un film, ma un viaggio difficile e affascinante tra le vite e le anime di tutti quelli che parteciperanno alle riprese.

Il film a cui assistiamo è un originale e articolato viaggio nel mondo complesso e spesso incomprensibile dell’arte, della creazione artistica, del mondo del cinema, e della finzione che si mescola con la verità dando luogo, spesso, ad equivoci narrativi che non raramente confondono o deludono i fruitori dell’arte e dei suoi prodotti. I due artisti argentini vedono il cinema, e la realizzazione di un film, come la continua e quasi ossessiva ricerca della verità. Solo chi cerca l’arte può avvicinarsi alla verità, che sia spiacevole o inattesa. La creazione artistica diventa, qui, una tappa obbligata per tutti quelli che non si accontentano della realtà che li circonda ma desiderano spingersi oltre per cercare di comprendere in maniera più profonda il mondo e, parallelamente, la parte più nascosta del loro “io”.

La simulazione che i due attori mettono in scena, sotto la direttiva di una perfezionista Lola, per meglio prepararsi all’interpretazione dei ruoli, diventa una sorta di catarsi collettiva in cui anche lo spettatore si ritrova coinvolto grazie ad un ritmo che non annoia mai ma, anzi, trasforma il racconto in un originale affresco delle dinamiche che stanno dietro la realizzazione di un film. La recitazione, per i due attori capaci e con esperienza, si trasforma in una sorta di analisi terapeutica che scava dentro le loro anime mostrando lati oscuri e nascosti che ribaltano continuamente ruoli, personalità, emozioni e reazioni. Come l’esercizio che Ivan propone a Felix, quello di chiamare il proprio nome a voce alta quando ci si ritrova soli in una stanza, così ogni battuta del film diventa una discesa sempre più profonda nell’ “io” più celato che ognuno di noi possiede ma che tiene a riparo da qualsiasi attacco esterno. La recitazione, per i due protagonisti, seppur vissuta diversamente, rimane uguale nella capacità di immedesimarsi in qualcun altro, nella capacità di scomparire a favore del personaggio che si interpreta.

“Finale A Sorpresa” è divertente ed intenso quando ci mostra le riflessioni puntuali e sconcertanti di Lola sull’inutilità degli oggetti e delle scelte convenzionali, e la centralità di un peso specifico dell’anima, liberato dall’eccesso e dall’inutile, che può spaventare la maggior parte delle persone. Lola è donna e si emancipa dal ruolo di madre e di generatrice di vita, a favore di un ruolo più strutturato di artista e di generatrice di arte. Lola è, in fondo, una partigiana in un mondo maschio centrico, che riduce, o vuole farlo, l’arte ad industria dell’intrattenimento o ad un mercato fatto di regole economiche e finanziarie.

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RIVISTO

SI GIRA A MANHATTAN, di Tom DiCillo (Living in Oblivion, Stati Uniti 1995, 89 min.).​

Le riprese di un film diventano un onirico e assurdo viaggio nel mondo dell’arte newyorkese degli anni 80. DiCillo scrive e dirige uno dei più interessanti “film nel film” che siano mai stati realizzati.

Il cinema indipendente diventa, qui, un mondo fatto di contraddizioni, fallimenti, sogni e metri di pellicola buttati via.

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