VISTO&RIVISTO Un acceso confronto che ha cambiato la storia

minchella papi moretti cinema

di Andrea Minchella

VISTO

I DUE PAPI, di Fernando Meirelles (The Two Popes, Stati Uniti-Regno Unito-Italia-Argentina 2019, 125 min.).

Sempre più grande ed attenta al mondo contemporaneo, Netflix riesce con le sue produzioni a coagulare intorno a sé un crescente numero di spettatori che nella piattaforma americana trova prodotti innovativi, attuali e finemente realizzati. “I Due Papi” è solo l’ultimo importante film realizzato interamente dal colosso statunitense che vede, oltre ai due protagonisti azzeccati e bravissimi, come regista Fernando Meirelles e come sceneggiatore Anthony McCarten, autori capaci e riconosciuti in tutto il mondo per i loro lavori intensi e coinvolgenti. Meirelles, tra l’altro, firma nel 2002 il bellissimo e struggente “City of God” che parla della vita nelle favelas del suo violento ed umano Brasile degli anni settanta. McCarten, uno dei sceneggiatori più quotati attualmente, ha scritto il commovente “La Teoria del Tutto”, il politico “L’Ora più Buia” e l’esplosivo “Bohemian Rhapsody”. “I Due Papi” è tratto dall’opera teatrale “The Pope” scritta dallo stesso McCarten.

In questa pellicola viene raccontato in maniera lineare e ben definita il complesso rapporto tra i due protagonisti indiscussi della Chiesa Cattolica degli ultimi dieci anni: Papa Ratzinger e Papa Francesco. La vicenda è incentrata sul “passaggio delle consegne”, ovvero sulle dimissioni di Benedetto XVI e sull’incarico dato a Bergoglio nel marzo del 2013. La pellicola ci narra dell’incontro tra i due, avvenuto nella residenza estiva papale, che ha scaturito, probabilmente, l’idea nel filosofo tedesco di farsi da parte perché non all’altezza della crisi profonda che la Chiesa stava vivendo dall’inizio del suo pontificato. Durante questo lungo e acceso confronto, che doveva teoricamente riguardare solamente la volontà del Cardinale Bergoglio di dimettersi dalla sua carica per continuare a fare “il prete di strada”, poiché in dissenso con le scelte della Chiesa di Roma, i due, invece, si misurano su diverse tematiche, fornendo con puntualità e accesa dialettica i loro preziosi e assoluti punti di vista. La stima e il rispetto reciproci danno vita ad un’intesa che avvicina in maniera sorprendente due visioni del mondo profondamente diverse, lontane e contrapposte.

Grazie a dei riusciti e opportunamente inseriti “flashback”, entriamo in profondità nell’ apparentemente semplice figura di Bergoglio, un combattente gesuita argentino, che porta sulla sua pelle, scavati nella carne, i ricordi strazianti della repressione militare argentina degli anni settanta. Quella testimonianza, sofferta e struggente agli occhi del rigido ma sensibile Ratzinger, diventa il fulcro dell’intera vicenda che inevitabilmente cambierà per sempre il giudizio del Papa tedesco nei confronti dell’irrequieto cardinale argentino. L’anima riflessiva e studiosa del primo si miscela, in una originale e poetica dinamica dialettica, con quella più combattiva e intransigente del secondo. Il risultato è un’emozionante e didascalico ritratto di due personalità estremamente complesse quanto essenzialmente vicine.

I due caratteri, interpretati dal gigante Anthony Hopkins e dal potente Jonathan Pryce, si cimentano in uno scambio serrato ed articolato di rapide battute, serissimi pensieri e profonde riflessioni. Il film è ben montato, ottimamente sceneggiato ed egregiamente interpretato. La modernità del mezzo di comunicazione, il gigante Netflix, garantisce la possibilità ad un pubblico diffuso e numeroso di poter accedere velocemente ed ovunque ad un prodotto di qualità e attualissimo come questo intenso “I Due Papi”.

***

RIVISTO

HABEMUS PAPAM, di Nanni Moretti (Italia-Francia 2011, 104 min.).

Dopo il cinico “Il Caimano” il “preveggente” Nanni Moretti ci regala un’altra visione fantasiosa riguardante, questa volta, la remota, ma poi accaduta realmente, possibilità di un Papa di dimettersi, ovvero di fare un passo indietro rispetto ad una carica che non ammette ripensamenti.

Il film, che vede lo stesso Nanni Moretti nei panni di un ipotetico psichiatra in soccorso del Santo Padre, racconta in maniera fantasiosa, ma dettagliatamente realistica, della figura del Papa, un magistrale Michel Piccoli, che, assalito da attacchi di panico e vuoti di memoria, vuole rinunciare alla carica che ha appena ottenuto da un Conclave severo e dubbioso. La surrealtà della vicenda si mischia egregiamente con un registro ironico e serrato che il bravo Moretti riesce a fornire al ritmo del racconto. Un bel film che punta il riflettore sulle diverse crisi di identità che la società contemporanea è costretta a vivere ogni giorno. Tra tutte le crisi quella più traumatica è certamente quella della figura del padre che, come ben ci spiega Recalcati nelle sue opere, rende la società più vulnerabile e meno solida di quella antica.

Il Papa in questo bel racconto rappresenta il padre che ognuno di noi avrebbe voluto avere ma che non ha avuto. L’evaporazione della figura paterna è simbolicamente rappresentato dalla crisi di identità di Michel Piccoli. Come dice Recalcati, l’unica possibilità che il padre ha di tornare iconograficamente e sostanzialmente presente nella vita di un figlio risiede nella sua capacità di testimonianza. Non sarà più un’autorità per definizione, come appunto avviene con la nomina di un nuovo Papa, ma sarà una figura rispettata per la sua testimonianza, per l’esempio che saprà dare, per la fiducia e la stima che saprà guadagnarsi.

L’ attento Nanni Moretti, che nella crisi identitaria del capo della Chiesa Cattolica vede la crisi identitaria di ognuno di noi, confeziona uno dei suoi progetti cinematografici più intensi e intimisti degli ultimi anni.

minchella papi moretti cinema – MALPENSA24